Diario della gioia
Mai ho amato tanto scartoffie, burocrazia e notai
Roma 27 febbraio. Dopo una giornata grigia, con il diavolo adagiato sulla mia spalla, oggi provo brividi di piacere alla vista di un modulo. La notte mi ha portato consiglio. M'illumino d'immenso quando entra il signor Notaio e autentica una firma. Tocco il cielo con un dito allorché ripasso il manualetto intitolato “istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature”. A ogni paragrafo che rinvia a un capitolo che rinvia a un dpr che rinvia a una nota, fremo di gioia. Circoscrizione per circoscrizione, lista per lista, facciamo ruotare bei nomi che saranno eletti alla Camera, e comunque saranno eletti. Scelti per aprire una strada e tenere viva una cosa morta da trent'anni: la strana idea, e molto sexy, che le cose tristi si combattono e quelle allegre si preparano, anche con la grintaccia della battaglia politica ed elettorale. Perché no?
Roma 27 febbraio. Dopo una giornata grigia, con il diavolo adagiato sulla mia spalla, oggi provo brividi di piacere alla vista di un modulo. La notte mi ha portato consiglio. M'illumino d'immenso quando entra il signor Notaio e autentica una firma. Tocco il cielo con un dito allorché ripasso il manualetto intitolato “istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature”. A ogni paragrafo che rinvia a un capitolo che rinvia a un dpr che rinvia a una nota, fremo di gioia. Circoscrizione per circoscrizione, lista per lista, facciamo ruotare bei nomi che saranno eletti alla Camera, e comunque saranno eletti. Scelti per aprire una strada e tenere viva una cosa morta da trent'anni: la strana idea, e molto sexy, che le cose tristi si combattono e quelle allegre si preparano, anche con la grintaccia della battaglia politica ed elettorale. Perché no?
Dopodomani al mattino di buon'ora al Ministero dell'Interno, consegna del contrassegno all'ufficio elettorale centrale, poi di corsa a Catania a parlare e ascoltare i molti giovani di don Francesco Ventorino: argomento la Spe salvi, l'enciclica che ha liquidato le illusioni sulla politica nutrite da molte generazioni del Novecento. Sulla politica, dico, non sulla superpolitica. Non sul fatto di esserci perché si ha finalmente qualcosa da dire di importante, qualcosa da comunicare in forme nuove. Su accoppiamento amoroso, nascita, educazione, destino, con qualche appunto per il dopo: e tutto questo dire all'insegna del grido che scatta in un incendio, in un naufragio come quelli che ci accompagnano da qualche decennio: “Prima le donne e i bambini!”.
Il pezzo di Agnoli su Veronesi letto nel server del Foglio a notte alta, un biglietto mail di un insospettabile amico navigatore che mi ha mandato un video di Al Pacino sul coraggio nel football americano alle ore una e zero nove del mattino, e tutta la nebbia che sale e scompare. Vogliamo lasciare libero il campo, per quanto piccolo sia lo spazio che siamo destinati a occupare, alla sola parola professional-politica, alle tiritere televisive su dove stai, con chi ti accompagni, di chi è la colpa, ha! ha!, il più pulito c'ha la rogna, e completiamo in fretta la Roma-Formia? Via: la politica è bella quando parla di tasse, salari, occupazione, pensioni, scuola, ospedali, inflazione e prezzi, energia, pulizia e sicurezza delle strade, ma è ancora più bella e vera se include le questioni vitali dentro le quali si esiste, si insiste a vivere.
Qui in nome della Donna vogliono introdurre nuovi veleni farmacologici, raccontano la storiella dell'aborto facile e indolore, mobilitano una capacità di truffa a mezzo stampa che ha del parossistico. E noi a casa, a compulsare un dizionario di bioetica o a leggere Moby Dick. No. Ci vuole un mese di fuoco, che riscaldi ancora di più, sempre con buonumore e responsabilità, senza fanatismo, la corrente calda che si è risvegliata dovunque non ci sia la Donna, ma ci siano donne e bambini.
Il Foglio sportivo - in corpore sano