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Cronaca di un berlusconicidio annunciato

A un certo punto Sandro Bondi si alza in piedi, prende la parola, osserva i suoi colleghi di partito, anche gli uomini di Angelino Alfano, torvo, “inutile resistere tanto hanno già deciso di espellerlo”, soffia nel microfono. E il Senato, luogo di accidia e di uggia, si anima all’improvviso di un ritmo sforzato, una recita in movimento di cui ciascuno è insieme spettatore, attore, autore, impresario. “Discutiamo da cinque ore”, recita stentoreo Luigi Zanda. Rizzini Brindisi sguaiati e feticismo. Quelli di Piazzale Loreto - Leggi l'editoriale I leader con un’idea forte di sviluppo restano fuori dalle strette intese - Cerasa Perché la decadenza del Cav. spinge Renzi verso l’imbuto lettiano

28 NOV 2013

Berlusconi e il giorno degli sciacalli

“Speriamo vada tutto bene, altrimenti vuol dire che verrete a trovarmi a San Vittore…”. E cosa importa che sia un timore irrazionale, o forse una favola mostruosa come sibila pacato il suo gran difensore Franco Coppi; Berlusconi, che vi si è accostato, a poche ore dal voto sulla sua decadenza, oggi in Senato, sa che nessun inferno è meno incorporeo e più atroce del timore di perdere la libertà, vicenda minuziosamente, crudelmente umana. “E’ in atto una gara a chi mi agguanta prima tra le procure di Milano e Napoli”, dice il Cavaliere, fiero e triste, osservando i deputati e senatori della sua Forza Italia (“ora che siamo di meno siamo anche più simpatici”). Soave Il vero errore di Giorgio Napolitano - Segui La diretta dal Senato

27 NOV 2013

Acrobazie di un Cav. scissionista

Confessa che la scissione è una sua idea, ribaldo asseconda il retropensiero d’un caos organizzato, del suo ennesimo infallibile magheggio, poi telefona ancora affettuoso ad Angelino Alfano e alimenta così il malumore, il broncio, la confusione dei pretoriani che lo hanno seguito dentro la sua ri-Forza Italia e che adesso, da giorni, si sentono sospesi in una dimensione senza tempo, non riescono a darsi un caprogruppo in Senato, a tratti fanno baruffa, stravolti dall’inafferrabilità del Sovrano, lui che di piroetta in piroetta, con un sorriso li ha spinti allo svenimento, “potrei essere io stesso il prossimo capogruppo di Forza Italia”.

22 NOV 2013

Previti l’alfaniano

Non meno persuaso di Gianni Letta e Fedele Confalonieri, Cesare Previti considera Enrico Letta “un campione, un cavallo di razza”, per lui, come per gli altri amici e famigliari di Silvio Berlusconi, la stabilità di governo è una virtù di cui tener conto. E così, nel momento della scelta, trovandosi a dover suggerire, a esprimere un parere, un’opinione nel canaio animatissimo del Pdl che stava per scindersi, osservato da un lato il corpo donchisciottesco del mai amato Niccolò Ghedini, e dall’altro il viso sorridente e per lui amichevole di Beatrice Lorenzin, l’ex ministro della Difesa non ha avuto dubbi, come pochi dubbi ha ovviamente avuto anche Letta zio: meglio Angelino Alfano.

21 NOV 2013

La notte dei tormenti

Negli specchi avvelenati del voto su Cancellieri il Pd litiga con se stesso

E’ una platea, l’assemblea dei deputati del Pd, che gusta i drammi compressi nella liturgia di partito, ama le sofferenze imprigionate dentro una cerimonia. “Questa sera valuteremo se c’è coerenza nei comportamenti”, dice Pippo Civati. E il candidato alle primarie si libera come di un grumo che gli rode il petto, “voglio vedere come respingono la mia mozione di sfiducia”. Nel momento del pericolo il Pd è pieno di segreti, di risposte latenti, di un furore e di una rapidità biologiche, come un corpo, come un organismo che si muove e respira. Segui La diretta del dibattito alla Camera

20 NOV 2013

Prima dell’alba

Il Cav. apre le gabbie del Pdl, falchi e colombe volano ognuno per sé

Il notturno berlusconiano è sempre una terra incognita, ma s’intuisce che la separazione si consumerà dall’alba in poi, all’Eur, nell’assenza di Angelino Alfano e dei ministri al Consiglio nazionale con il quale verrà sciolto il Pdl e lanciata Forza Italia. Silvio Berlusconi ha già trasformato il suo atto di forza, la crudele resa dei conti con la ribellione ministeriale, in un problema dei suoi spaesati subalterni, una dialettica tra Alfano e Raffaele Fitto, inconsapevolmente dotati di un’autonomia di toni e caratteri che origina nella cangiante, caotica volontà del Sovrano.

15 NOV 2013

Aspettando il Gran Consiglio

La dura gavetta di un segretario particolare che poi divenne Alfano

Sprofondato in una di quelle ampie poltrone nel salotto del Castello, una di quelle sulle quali di solito, prima, restava in bilico deferente, Angelino Alfano ha esposto al suo caro leader i brutali termini della questione: è necessario un accordo, scritto, da siglare oggi, o forse domani, in un ufficio di presidenza; poi – garantita la stabilità del governo – si potrà anche tenere il Consiglio nazionale, archiviare dunque il Pdl e lanciare Forza Italia, tra sorrisi e abbracci. Ed è con garbo, ma senza soggezione, con una certa comprensione di sé, della sua forza, dei suoi numeri in Parlamento, dei suoi galloni ministeriali, che Alfano, un tempo gregario, ormai si rivolge al suo padrino politico. Da pari a pari.

15 NOV 2013

Caos organizzato

Il metodo Berlusconi ovvero l’arte di essere se stesso e tutti gli altri

Quello che dice oggi non conterà mai come quel che dirà domani, ma la acrobazia di domani è nulla in confronto alla capriola che verrà il giorno dopo. E dunque il Cavaliere s’infila caparbio nel vicolo cieco della sfiducia al governo di Enrico Letta ma poi – oplà – vota la fiducia come niente fosse; chiede la grazia ma non la chiede; sostiene il governo di Mario Monti, ne condivide il programma fino all’ultimo rigo, spinge la Pitonessa Santanchè allo slancio emotivo di adottare Elsa Fornero (“Elsa è mia sorella”), ma poi molla Monti, Fornero e tutto il cucuzzaro tecnocratico, in scioltezza: “Al voto! Al voto!, governo delle élite? Puah! Un colpo di stato! Fornero? Da buttare”. Cerasa Il metodo Matteo

14 NOV 2013

Pdl, cronaca di un suicidio perfetto

Gli uomini del Pdl si assordano con richiami, insulti, imbonimenti, “in Consiglio nazionale si voterà a scrutinio segreto”, dice Roberto Formigoni, mentre una scarica sonora di pernacchie lo investe alle spalle come una fucilata: “Vergognati”, gli risponde Renata Polverini in poco bonario romanesco, e persino Mara Carfagna, la dolce Mara, perde la grazia, “sei un provocatore”, gli dice. E dietro ogni parola è legittimo ormai vedere il balenìo d’uno specchietto allusivo, in questi giorni di contesa.

08 NOV 2013

Insieme a voi non ci sto più

“La nostra storia finisce nel fango, fra vili e traditori”, dice Bondi

“Questa storia è finita”. Gli occhi di Sandro Bondi si aprono foschi, con un lampo di rimprovero attraverso la piccola scrivania in mogano che arreda il suo studio al Senato, una stanza senza fasto, dimessa, come l’umore dell’uomo che parla e sorprende chi lo ascolta. “Dietro Berlusconi non c’era niente”, mormora Bondi, la schiena leggermente tonda del sedentario e un sorriso rassegnato, rivolto a Manuela Repetti, sua compagna.

07 NOV 2013
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