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L’addio a Maggie

Uniti per salutare la Thatcher, gli inglesi sorridono per via del pâté

Un signore strizza gli occhi per vedere bene la bara che passa in mezzo alla strada, non tanto lontana, ma ci sono teste, telefonini, scalette, testoline di bimbi che sbucano sulle spalle, è difficile reggere l’emozione, in questa giornata d’addio a Margaret Thatcher. Quel signore ha in mano un drappo bianco con una scritta blu: “But we loved her”. In quel “but”, ma, c’è tutta l’Inghilterra, che ancora fa i conti con il thatcherismo, lo tira un po’ di qui e un po’ di là, lo ama e lo odia, ma nella solennità dell’ultimo saluto si mette in pace con se stessa.

18 APR 2013

Iron lady, sexy lady

Quando Margaret Thatcher decideva che un uomo era finito – un collaboratore, un ministro, un alleato – chiedeva con voce melliflua al suo portavoce di sempre, Sir Bernard Ingham: “Shall we withdraw our love?”, dovremo sospendere il nostro amore, ritirarlo, darlo a qualcun altro? Ci teneva a quel termine, “love”, non lo usava a caso: in quel suo ruolo diabolico di prima donna al potere nel Regno Unito voleva far entrare la malizia dell’amore. Alan Clark, autore dei “Diaries” più famosi della vita politica con la Thatcher, diceva che la signora era molto attraente, anche se precisava: “I didn’t want to jump on her”.

11 APR 2013

La République dei sospetti

Montebourg infila la lama nelle ferite (morali) della Francia di Hollande

Approfittando della crisi dei suoi colleghi, il ministro francese per il Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, intervistato ieri dal Monde, ha tirato una bella mazzata alla politica del rigore, all’austerità, a quella visione che sta portando l’Europa “à la débâcle”. Montebourg, si sa, è il capo della corrente più a sinistra del Partito socialista e del governo: detesta il rigore, vorrebbe nazionalizzare tutte le aziende francesi in difficoltà indipendentemente dalla loro produttività, ama le tasse alte per i ricchi, ed è il più inviso tra i ministri francesi nella comunità finanziaria e imprenditoriale globale.

10 APR 2013

Una lady non è fatta per voltarsi, e nemmeno per tornare a casa

Margaret Thatcher non cercava il consenso, sapeva di avere ragione. “A conviction politician”, si definiva, un primo ministro che aveva le idee chiare e in quella chiarezza la parola compromesso compariva molto poco. E’ così che la Thatcher, morta ieri mattina a 87 anni, ha creato una leadership che ancora oggi è senza eguali, e non perché era la leadership di una donna – la prima (e per ora l’ultima) donna a essere eletta primo ministro in Inghilterra. Fu una rivoluzione, quella, naturalmente: ancora oggi tra le signore della politica ci si contende il titolo di Lady di Ferro con la sua eredità di tailleur, perle e ideologia (vince Angela Merkel, a occhio).

09 APR 2013

L’azzardo di Kuroda-san

Nessuno si aspettava che il nuovo governatore della Banca centrale giapponese, Haruhiko Kuroda, arrivasse a tanto. Aveva annunciato di voler invertire la tendenza – lunga 25 anni – dell’economia del Giappone in depressione con una politica monetaria aggressiva, in collaborazione con il governo di Shinzo Abe che la pensa allo stesso modo. Ma l’aggressività dei giapponesi, storicamente, non siamo mai stati bravi a prevederla e interpretarla, e infatti ci ha preso di sorpresa: quando Kuroda ha dato i numeri della sua strategia c’è stato uno choc euforico di mercati e commentatori. Leggi Le catene di Mario Draghi

08 APR 2013

Inchiesta su un mezzo collasso

Il Corriere della sera e il falò delle sue vanità

Una deportazione. Se non capisci che muoversi da Via Solferino è una deportazione, non puoi capire nulla del Corriere della Sera”. La “deportazione” è il trasferimento della redazione del giornale più influente d’Italia, diretto da Ferruccio de Bortoli, dalla storica sede nel centro di Milano alla periferia nord-est della città, via Angelo Rizzoli, tre palazzi e una torre ideati da Stefano Boeri a due passi dal parco Lambro. Là c’è già un bel pezzo di Rcs Mediagroup, ci sono i periodici con la loro triste fama di essere un buco nero di perdite (“Ora che l’azienda ha annunciato che venderà o chiuderà dieci testate, secondo te chi è che vorrà più metterci un euro di pubblicità, in questi zombie?”), i Libri, la pubblicità, i new media e gli uffici di staff.

31 MAR 2013

Quando Churchill scriveva d’amore

La prima volta che incontri Winston, noti soltanto i suoi difetti. Poi passi il resto della vita a scoprirne le virtù”, dice una signora parlando del giovane Churchill. La frase è riportata nel libro “Young Titan: The Making of Winston Churchill”, appena pubblicato nel Regno Unito e scritto da Michael Shelden, giornalista e saggista che ha già scritto due importanti biografie, quella di George Orwell e quella di Graham Greene.

21 MAR 2013

Ma quale dottrina

Obama usa i tagli alla Difesa per fare le guerre a modo suo (blitz e droni)

Buona parte della disciplina fiscale americana dipende dalla sobrietà del Pentagono che, come scrive Fred Kaplan su Slate, “diventerà un posto piuttosto difficile in cui lavorare, e non soltanto perché a dirigerlo c’è Chuck Hagel”. Con il famigerato “sequester” (successore dell’abisso fiscale d’inizio anno: no, il linguaggio dell’austerità statunitense non è rassicurante) si potrà fare un po’ d’ordine a una struttura diventata, dal 2000 a oggi, enorme: ci sono 800 mila dipendenti civili, quando nel 2000 ce n’erano 100 mila. Leggi Il primo viaggio del segretario alla Difesa americano Hagel in Afghanistan è stato una catastrofe di Daniele Raineri

12 MAR 2013

Destre ringalluzzite

Sul marciapiede di Parigi l’Ump si rifà il trucco e canta ritornelli sarkozisti

L’Italia non è soltanto il terrore dell’Europa, causa di “stato d’emergenza” continentale secondo Libération. L’Italia è anche il paese in cui una destra che pareva moribonda ha quasi vinto le elezioni. Fino a lunedì guardavamo famelici la Francia di François Hollande, il modello socialista, la speranza e la riscossa della sinistra egualitaria e giusta (e grigia, ma questa è un’altra ferita); ora, tutto d’un colpo, la speranza arriva da qui per tutta un’altra platea, pur con il nostro “Coluche italien” (cit. Monde) a spadroneggiare nelle preoccupazioni e nei risolini d’oltralpe.

28 FEB 2013

Il voto ai Comuni

I Tory lasciano Cameron da solo a saldare il conto del matrimonio omosex

Settantuno interventi, quattro minuti per dire la propria opinione sul matrimonio gay (regola disattesa da tutti), poi il voto: con 400 voti favorevoli e 175 contrari, la Camera dei Comuni di Londra ha fatto fare il primo passo alla legge proposta dal premier, David Cameron. Per la prima volta è stato tradotto in numeri parlamentari lo scontro sulle nozze gay che da mesi attraversa il dibattito politico inglese – la gente, dicono i sondaggi, non s’è entusiasmata, soltanto il 7 per cento, secondo YouGov, s’è appassionato, a domanda diretta molti rispondono: “Ma non si sposano già i gay?”.

05 FEB 2013
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