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Grillo su Roma

Beppe Grillo all’ora del caffè si affaccia per un non-comizio in piazza Santi Apostoli – non si vede il palco, l’ex comico dice che il muro di cronisti rende impossibile l’ingresso attraverso una strettoia non proprio stracolma di gente – e andandosene saluta da un predellino: “Arrendetevi”, dice ai partiti; “andiamo avanti”, dice ai suoi. Poi gira in tondo, indeciso se tornare indietro, parlare da piazza Venezia o procedere in corteo. Infine riappare, ed è la rappresentazione plastica della linea ondivaga tenuta negli ultimi due giorni. Si attacca alla “semantica”, Grillo, per smentirsi e spiegare che di fronte alla rielezione di Giorgio Napolitano ha detto “golpe”, sì, ma intendeva dire “golpettino furbo”, e che lo diceva soltanto tra virgolette. Leggi anche Il patto di sistema alla prova della piazza grillina

21 APR 2013

Grillo vuole colonizzare il Pd, ma lo scambio col governo non va

“Nessuno si è mai sognato di votare Romano Prodi”, dice Beppe Grillo a metà giornata, da un comizio lassù in Friuli, quando capisce che gli sta riuscendo il colpo grosso poi reso evidente dai risultati del quarto scrutinio, con Prodi inchiodato a 395 voti: tenere duro sul nome di Stefano Rodotà, tentazione per una sinistra assediata dalla base in piazza e sul web, sperando che lo “scouting” mai abbandonato dal Pd in direzione grillina funzioni a parti rovesciate, e che una parte del Pd squassato si riversi sul candidato a cinque stelle. E il “travaso” avviene persino spontaneamente, per convinzione o senso di colpa dei parlamentari del Pd verso gli elettori sedotti dal mantra del “cambiamento” e soltanto in ultimo dall’hashtag lanciato su Twitter dall’ex comico (#Rodotàperchéno).

20 APR 2013

Tra Rodotà e Prodi, a Grillo va l’acqua per l’orto (a Rep. un po’ meno)

Il primo giorno di votazioni per la presidenza della Repubblica porta acqua all’orto di Beppe Grillo (e arriva il suo ennesimo “arrendetevi” all’indirizzo del Pd), ma il gongolare dell’ex comico non impedisce il doppio binario: con una mano Grillo tiene alto il nome di Stefano Rodotà, “da portare avanti fino alla quarta votazione”, come ripetono in Parlamento i molto ortodossi Roberta Lombardi e Roberto Fico, (che avverte Nichi Vendola: “Se Sel cambia nome al quarto scrutinio è poco seria”). Con l’altra mano, però, Grillo non chiude allo scivolamento per mano altrui verso l’ipotesi Romani Prodi, in campo non da oggi anche nell’area Cinque stelle, nonostante il “no” apparente di Gianroberto Casaleggi.

18 APR 2013

I tormenti di Rep.

Sono brutti momenti per Pier Luigi Bersani, sì, ma anche a Repubblica un po’ si soffre, nel momento in cui un patto Pd-Pdl si profila (con Beppe Grillo che, sentendosi improvvisamente con le spalle al muro, spara a zero contro le “Berlusconarie” e Massimo D’Alema che vuole “salvare il culo a B.”). Difficile essere kingmaker per il Quirinale sospesi come si è, anche a Largo Fochetti, tra antica identità “no B.” e desiderio di tenere insieme tutto: l’area della sinistra “mozzorecchi” e quella della sinistra che, per sopraggiunto pragmatismo e visti anche i risultati elettorali, non sarebbe contraria a un nome per così dire (come dice Ezio Mauro) “di garanzia”.

18 APR 2013

Si scrive Gabanelli e si legge Rodotà. I grillini vagheggiano il “colpaccio”

Esce il nome di Milena Gabanelli dalle Quirinarie a cinque stelle, nome in deroga all’odio grillino per la “casta” dei giornalisti, ma tutti nel M5s sono in attesa, fin dall’inizio, del suo “no, grazie” (Gabanelli intanto si definisce “commossa ma sopravvalutata”, e pronta a dare la sua risposta “ai proponenti”). Il nome di Milena Gabanelli è “bellissimo”, dice anche Barbara Spinelli, ma è chiaro a tutti che si scrive Milena Gabanelli e si legge Stefano Rodotà, il nome-ombra che, agli occhi degli eletti grillini e dei sostenitori esterni del M5s, fa sognare il “colpaccio”.

16 APR 2013

Quirinarie a testa e cuore

Casaleggio è contro il Prof. Ma chi farà esplodere il Pd?

“Votate con la testa e non col cuore. Se vogliamo far esplodere le contraddizioni all’interno del Pd non resta che Rodotà o Zagrebelsky”: così parlò (ieri, su Twitter) Paolo Becchi da Genova, professore di Filosofia del diritto e intellò di riferimento del Movimento cinque stelle: un suggerimento per il secondo turno delle Quirinarie, primarie online per la scelta del nome del candidato presidente preferito dai grillini, funestate giovedì scorso da un fantomatico attacco hacker (secondo Beppe Grillo) o da “un’anomalia” (secondo l’ente esterno di certificazione scelto dalla Casaleggio Associati).

15 APR 2013

Il pianeta Gaia può attendere, e il M5s mangia se stesso sul Web e fuori

Il pianeta Gaia può attendere, questa almeno è una certezza: il sogno-delirio di catarsi e resurrezione internettiana immaginato da Gianroberto Casaleggio, la famosa democrazia diretta del Web con gli avatar che votano per il “governo mondiale”, ha trovato un altro intoppo (anche se già c’erano dubbi sulla sua efficienza), con conseguente annullamento e rifacimento delle “Quirinarie”. Gli attivisti a Cinque stelle registrati sul sito di Beppe Grillo dovevano votare online la rosa di dieci nomi papabili per la presidenza della Repubblica e mandarli al ballottaggio, ma il diavoletto ci ha messo la zampa. Editoriale Grillo e i Quir-inabili - Amorosi Ecco perché le Quirinarie di Grillo sono un disastro tecnologico

12 APR 2013

Né fresco né nuovo né di rottura. Eppure Barca prenota il dopo Bersani

La “freschezza” di Fabrizio Barca può “andar bene”, “può aiutare” il Pd, dice Rosy Bindi sulla Stampa. E però, con tutto il rispetto, non si riesce a capire perché uno, nel Pd, dovrebbe volere come leader del Pd Fabrizio Barca, ministro uscente della Coesione territoriale nel governo Monti e papa straniero entrante, ma per vezzo riluttante, nell’universo democratico – autocandidato, sì, ma quasi quasi a nulla, a sentire lo stesso Barca che parla da Lucia Annunziata, a “In mezz’ora” (non aspira alla leadership del Pd, ma “al gruppo dirigente” del Pd, dice). Solo che Barca fino a ieri non era neppure iscritto, al Pd, e non ha votato per il Pd, tantomeno quando a fondarlo c’era l’amico d’infanzia Walter Veltroni.

12 APR 2013

Occupare stanca, e i grillini l’hanno capito già prima di cominciare

Siete come i colonnelli greci, è un golpe, commissioni subito, siamo come l’aglio per i vampiri, dice Beppe Grillo dal suo blog per introdurre in pompa magna la giornata “occupy Parlamento”. Solo che, poi, occupare a fine seduta vuol dire rinunciare almeno a una parte della (stavolta non disdegnata) “ribalta mediatica” per l’iniziativa di “riappropriazione del Parlamento”, come da definizione dei capigruppo Roberta Lombardi e Vito Crimi. “Ma a fine seduta chiudono le tribune stampa?”, si chiedeva un deputato grillino a colloquio con una collega, indicando il monitor del Transatlantico (“pure quello sarà spento?”).

10 APR 2013

Occupy-Parlamento, la trovata dei 5 stelle che fa tanto Fazio & Saviano

Pare quasi una trasmissione tv di Fazio & Saviano, l’annunciata occupazione del Parlamento da parte del M5s (da martedì sera, dopo i lavori, nelle Aule delle commissioni e forse nell’emiciclo): gli occupanti leggeranno la Costituzione “articolo per articolo”, fino a mezzanotte. Il secondo atto sarà la simulazione dei lavori delle commissioni non ancora operative: devono insediarsi, il Parlamento costa, dice la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi (anche i “no, no e no” in tema di governo qualcosa costano, ma la versione grillina addossa la colpa agli altri). L'editoriale Grillo, i soldi, la sindrome caramella

08 APR 2013
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