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Preso a calci dal Cav., speriamo che Monti non faccia il garante dei mozzorecchi

Va bene, l’alleanza Berlusconi-Monti per l’Italia non s’è fatta, non si farà mai, è contro natura, non è televisiva, non corrisponde al desiderio struggente dei tifosi e all’io profondo di Berlusconi, il Cav. deve esprimersi per quello che è, un eterno outsider, anche alla sua età veneranda, anche con l’esperienza politica ormai ventennale, anche sapendo che l’ostacolo a governare per lui è sempre stato nell’incapacità di dividere l’establishment e scompaginare l’esercito Arcinemico degli odiatori, ostacolo che un’alleanza con Monti e Marchionne avrebbe rimosso ipso facto. Leggi Lo showman e la politica - Leggi Sicuri che questa sia la strada vincente?

13 GEN 2013

Tenerezza per il professor Monti

Per carità, siamo per l’autogoverno. Per l’autodeterminazione. Per l’autonomia del politico. Per la sovranità democratica. Per il bipolarismo competitivo. Per la scelta o di qua o di là. Siamo per una democrazia compiuta, mai sospesa e mai sospendibile, appena corretta dalle cautele di un liberalismo delle regole che fa da ostacolo ai rischi del populismo, che scongiura la dittatura della maggioranza.

08 GEN 2013

Che vuole l’establishment antiCav. e antiMonti? Un ricco status quo, mi pare

Monti dice (Lo Prete ha beccato il punto): il governo delle élite non è scandaloso. Quando lo fecero premier, mi trovai soletto contro un paese che rinunciava all’autogoverno democratico. Ora mi fa piacere essere solo a suggerire: ma se non andava bene Berlusconi outsider, e non va Monti insider, che vuoi, establishment dei miei stivali, a parte un ricco status quo? Leggi l'editoriale Il tecnocrate e la democrazia di Giuliano Ferrara - Leggi La semidemocrazia di Monti - Parla Gardels - Leggi Evviva i tecnocrati! Parla Sylvie Goulard - Leggi Abbasso il prof, dicono i poteri forti - Leggi Le affinità bavaresi di Monti con Benedetto XVI - Leggi Perché Fassina e Brunetta si ritrovano contro Herr Monti

07 GEN 2013

Il tecnocrate e la democrazia

La modestia di Mario Monti, stile personale a parte, è sempre più misteriosa sul piano pubblico e politico. Ha presentato un simbolo o una serie di simboli non così invitante, sia detto per grafica e glamour dell’evento, e alla fine si è infilato in una coalizione con due politici, uno un po’ più passabile ma non freschissimo (Casini) e l’altro un capataz decisamente grottesco (Fini), due che non sembrano fatti apposta per sostenere una credibile offerta politica.

05 GEN 2013

Il vincitore morale

Renzi alla fine ha fatto un onesto e benintenzionato pasticcio

Giusto non fare il capocorrente. Segno di lodevole superbia, di aspirazione a un ruolo più incisivo, più legato alla misura specifica della democrazia elettorale che all’ambiente partitico e d’apparato. Giusto tornare a Firenze, uno non può fare il sindaco per finta, specie in una città rissosa, becera ed elegante, e giustamente pretenziosa, come la città di Dante e dei Medici. Giusto segnare una distanza della leadership personale emersa nelle primarie del Pd dall’esercito degli aspiranti a una retribuzione d’impegno e di peso politico. Tutto bene. Buone intenzioni.

04 GEN 2013

Di chi è nemico Mario Monti?

Mi è venuto in mente che una volta l’Avvocato, cioè Giovanni Agnelli, cioè il re di un establishment che nonostante la Fiat e le banche e Cuccia e il Corriere pesava come una piuma, e che dopo la scomparsa del re non ha avuto eredi al trono, disse di Berlusconi e delle sue invenzioni politiche travolgenti: se vince lui vinciamo tutti, se perde lui perde solo lui. Meschinello, no? Una volta poi che Berlusconi perse, nel 1996 contro l’Ulivo, mi confidò in modo divertente ma piuttosto cinico che era ironicamente d’accordo con la mia proposta di fare di Berlusconi una specie di Chirac italiano, con la presa della carica di sindaco di Milano, per ripartire da quella base alla conquista del paese perduto (uno dei tanti consigli respinti dal Cav.). Disse Agnelli: ma sì, al posto della Madonnina è perfetto, ci mette tutti di buon umore. Frivolo, no? Leggi Monti: "So quello che va fatto per l'Italia"

02 GEN 2013

Il cabaret 2012 di Grillo ci ha rimbecillito e divertito. Adesso sipario

Sono contento che Grillo abbia confessato di essere un vecchio attore annoiato che ha scelto la politica come un nuovo, eccitante e chiassoso spartito per la recita dell’ultima commedia, luci della ribalta accese su un estremo cabaret, Calvero style. Avevo segnalato questa circostanza esistenziale in tv e sul Foglio, mi sembrava di averla azzeccata, le cazzate anche divertenti del comico genovese avevano il sapore della moglie molto giovane, dell’avventura alla caccia di stimoli in un’epoca di serenità obbligata e monotona.

30 DIC 2012

Il cabaret 2012 di Grillo ci ha rimbecillito e divertito. Adesso sipario

Sono contento che Grillo abbia confessato di essere un vecchio attore annoiato che ha scelto la politica come un nuovo, eccitante e chiassoso spartito per la recita dell’ultima commedia, luci della ribalta accese su un estremo cabaret, Calvero style. Avevo segnalato questa circostanza esistenziale in tv e sul Foglio, mi sembrava di averla azzeccata, le cazzate anche divertenti del comico genovese avevano il sapore della moglie molto giovane, dell’avventura alla caccia di stimoli in un’epoca di serenità obbligata e monotona.

30 DIC 2012

Il cabaret 2012 di Grillo ci ha rimbecillito e divertito. Adesso sipario

Sono contento che Grillo abbia confessato di essere un vecchio attore annoiato che ha scelto la politica come un nuovo, eccitante e chiassoso spartito per la recita dell’ultima commedia, luci della ribalta accese su un estremo cabaret, Calvero style. Avevo segnalato questa circostanza esistenziale in tv e sul Foglio, mi sembrava di averla azzeccata, le cazzate anche divertenti del comico genovese avevano il sapore della moglie molto giovane, dell’avventura alla caccia di stimoli in un’epoca di serenità obbligata e monotona.

30 DIC 2012

La "follia" di Silvio, sale della democrazia

Una disfida Bersani contro Berlusconi, con un Monti eventualmente rinunciatario, non è solo lo spauracchio di quelle povere anime del centro politico, appese al presidente del Consiglio tecnico per esistere, è anche la segnalazione di un fallimento più generale. In democrazia si lavora con quello che offre la realtà, e alla fine le costruzioni di ingegneria istituzionale, anche se generate da buone intenzioni, mostrano la corda.

26 DIC 2012
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