Santanchè è strepitosa, per questo non la voteranno Non vogliono votarla vicepresidente della Camera. I deputati di sinistra hanno sempre votato chiunque, buoi compresi, per una carica priva di importanza cruciale. Per Daniela Santanchè c’è il veto, pollice verso. Perché? Ve lo dico io il perché. La Santanchè è una donna di destra, veste di destra con tacchi di destra, si trucca di destra, è imprenditrice di destra, ha amicizie di destra, non ha complessi reverenziali per la cultura e i suoi sacerdoti de sinistra, è una grandissima orecchiante, non ha mai letto un rigo di Zagrebelsky né affetta desiderio o istinto di leggerlo, non ascolta Raitre, se ne frega del Festival della filosofia, è di una bellezza di destra, sguardo grintoso, una punta di sadismo, sensualità da virago berlusconiana. Ferrara Se non aggiustiamo l'euro l'economia resterà in panne 07 LUG 2013
Tranne Lele Tranne Lele. Siamo tutti puttane a eccezione di Mora, che è una dame respectueuse de la République. Non ho capito bene come butti, ma pare che a Repubblica siano lusingati dalle attenzioni che Lele Mora presta alla loro moralità editoriale. L’Inquisizione spagnola ha le sue regole e regolette. L’autodafé ha una sua fisionomia inconfondibile, anche quando si presenta in forma di farsa. Una volta Mora ce l’aveva con i giornalisti e con i comunisti, difendeva con aggressività la privacy personale e del suo gruppo e il suo stile di vita, partecipava a feste private in casa degli amici facoltosi, chiedeva prestiti, dicono che trufficchiasse in combutta con amici giornalisti non comunisti, anzi decisamente anticomunisti, all’ombra del re sole. 29 GIU 2013
Corriere, la resa dei borghesi La resa dei borghesi continua. Diego Della Valle sta abbandonando, salvo sorprese, il progetto di fare l’editore del Corriere della Sera. Costa troppo. Non c’è un quadro di riferimento sicuro per l’esercizio di un potere manageriale, editoriale. La galassia milanese resterebbe una confusa divinità celeste, finanziariamente debole, e l’impresa di razionalizzare il regime dei patti di sindacato nel nome del famoso “nuovo capitalismo”, costruendo un vero fattore di concorrenza identitaria al gruppo De Benedetti, sembra destinata al fallimento. Si torna ai consorzi bancari, a una Fiat più o meno disimpegnata, al reticolo autoparalizzante e pasticcione del gigante di carta senza un vero editore. Brambilla Della Valle fa il prezioso con Rcs, ma chi ora disprezza comprerà nel 2014? 28 GIU 2013
Oggi froci Al di là dei dettagli, la questione è quella dell’eguaglianza. Eguaglianza alla francese che si prende tutto il mondo occidentale e finalmente la vince anche sull’eguaglianza all’americana, sua parente per molti aspetti. 224 anni fa l’égalité, gridata da Jean-Jacques Rousseau in memorabili discours e realizzata a colpi di maglio dai giacobini, diventò un dogma. Un dogma coattivo con il suo corollario: bisogna costringere l’uomo a essere libero dalla sottomissione alla civilizzazione tradizionale, e per farlo va idolatrato come soggetto razionale eguale, non in quanto creatura di Dio e titolare di commisurati diritti della persona, ma come numero individuo nella catena seriale degli altri numeri. E i numeri come gli angeli non hanno sesso, tra l’altro. Ferraresi L'apertura della Corte al matrimonio gay spezza un argine culturale 27 GIU 2013
Risentimento Non è per dare consigli professionali, Iddio me ne guardi, ma quegli scemi che in Piazza Farnese hanno visto i soliti “fedelissimi” riuniti per difendere il capo, il sovrano, il padrone e le sue fidanzate, alla presenza della date in chief, si sono persi qualcosa per lo meno di curioso. Beppe Grillo fa malissimo a usare toni insultanti con i giornalisti politici e parlamentari per la loro violenza invasiva e stupidità, basterebbe rubricare certe manifestazioni alla voce “spettacolo” e invitare solo i giornalisti che si occupano di quello. 26 GIU 2013
Siamo tutti puttane - Ferrara si prepara per la manifestazione di stasera a piazza Farnese 25 GIU 2013
Le tre donne (speriamo sagge) di Berlusconi Domani un tribunale composto di sole donne, tre giudici professionali che hanno vinto il concorso e sono normalmente in carriera, decide in prima istanza del caso Ruby. Negli Stati Uniti sarà una giuria popolare esclusivamente femminile, sei cittadine selezionate alla bisogna con tutti i crismi della legge, a decidere di un caso ben più grave, e sensato, «se il poliziotto George Zimmerman abbia agito in stato di legittima difesa quando ha abbattuto a colpi di pistola Trayvon Martin», un ragazzo. Una giuria popolare come quella di Sanford è diversa da un tribunale ambrosiano composto di magistrati in toga. 24 GIU 2013