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Il digiuno dei pavidi

Il digiuno è passione, almeno nella mia esperienza. Ha un oggetto razionale, quando non sia atto mistico o rituale. Si digiuna per muovere guerra all’aborto, all’apartheid, alla schiavitù coloniale indiana, al massacro delle carceri e della Costituzione. Si può digiunare contro il ritorno dei talebani in Afghanistan, e della sharia, contro l’annichilimento della musica, della libertà femminile, dell’educazione delle ragazze. Ma digiunare per paura della guerra giusta, quando la guerra civile è in corso, quando le armi chimiche ne esaltano il sapore umanamente tossico, questo mi sembra il colmo dell’assurdo. Raineri Perché Assad è costretto a ricorrere alle armi chimiche a Damasco

04 SET 2013

Digiunare per la morte chimica, Wojtyla invocò la guerra

Arrupe fu a suo modo un grande, ma il suo seme per la storia della chiesa si chiama “tormento”, come stabilito da un Papa in ogni modo grande, Giovanni Paolo II. Non so dire del paragone, il punto per Bergoglio è nella sintesi ardita di papato e appartenenza alla Compagnia. Discernere, digiunare: una bella pratica, una bella ragion pratica, da non motivare con il rigetto della guerra, perché la guerra esiste prima che la facciano gli Stati Uniti o chi per loro in occidente. Digiunare per l’attacco chimico, questo sarebbe straordinario. Giovanni Paolo invocò la guerra per Sarajevo.

03 SET 2013

La faccia tosta di Letta che rinnega il suo governo

Ci vuole una bella faccia tosta per dire a un largo pubblico, essendo stato nominato presidente del Consiglio dei ministri e avendo messo insieme una maggioranza per governare l'Italia, che «non è questo il governo che volevo» e «la prossima volta mi batterò per un governo diverso». Quella faccia Enrico Letta ce l'ha. Per dirla con tutti i sepolcri imbiancati che rivendicano da Berlusconi comportamenti da paese normale, in un paese normale non succede che il capo dell'esecutivo sputi in faccia alla maggioranza che lo sostiene per strappare un applauso demagogico alla Festa del suo partito.

02 SET 2013

La notte occidentale

Fa notte in occidente, tramonti e crepuscoli sono cose del passato. Nel secolo scorso abbiamo imparato a nostre spese costi e benefici della guerra e della politica. L’ultima, fredda, l’hanno vinta un Papa coraggioso, una Lady who was not for turning  e un attore di Hollywood improvvisato profeta del risveglio americano nel mondo. Un barlume di luce resisteva. Oggi campeggiano nel buio la resa di un pontefice romano sconfitto, lo schiaffo inaudito dei Comuni a un conservatore che impersona lo swinging premier, un presidente nero con il suo carico inutile di speranza e di estenuante attendismo retorico. Gli imperi decadono. Il disordine cresce.

31 AGO 2013

Il fanatismo al potere

Stavolta il Papa e i vescovi non possono dire: chi sono io per giudicare? A Parigi, una capitale d’Europa, il ministro dell’Istruzione pubblica o Education nationale, Vincent Peillon, ha introdotto nella scuola una aperta liturgia della scristianizzazione che fa centro, e non poteva essere diversamente, sulla guerra dichiarata alla chiesa cattolica. La retorica della laicità è una vecchia amica della cultura politica post rivoluzionaria in Francia. Ma le retoriche sono suffragate da leggi, che creano comportamenti, riflessi condizionati, obblighi e sanzioni contro i trasgressori. Meotti L’abracadabra del politicamente corretto - Un manifesto neolaicista per la scuola francese

30 AGO 2013

Il caso Brunetta

Combina il sindacato ispettivo, cioè le interpellanze parlamentari, con la funzione surrogatoria di regolatore dell’etere e con quella di critico televisivo supplente, quando il professore è in vacanza. Il manifesto di Renato Brunetta sulla controinformazione politica, pubblicato ieri in questo foglio, era anche ironico, autoironico, scritto per il lettore effettivo e non per la solita ipostasi di un pubblico della politica appeso come i caciocavalli. Complimenti. Brunetta è un caso, e non solo per i suoi successi sulla tassa cancellata in capo alla prima casa. Ha uno staff efficiente, che lo informa con competenza. Scrive bene, ha l’aria di un parlamentare che si diverte a fare il suo mestiere. Brunetta Inchiestina (con slide) sulla banda Fazio e sul marchettificio di “Che tempo che fa” - Con 63 righe di grottesco copia-incolla la Rai si ingoia la par condicio - Fenomenologia del palinsesto mattutino di RaiTre, tra “Agorà” e “Brontolo” - La sberla che l’Agcom ha rifilato al Tg3 e che Gubitosi non vuole vedere - Il doping informativo che ha trasformato i Tgr in un regime sinistro - L’AgCom ha rotto il tabù del pluralismo che non c’è (ma tutto tace…) -  Merlo Dietro il successo del Cav. sull’Imu c’è la diplomazia dell’estenuante Brunetta

29 AGO 2013

Moderato fa rima con frustrato

Il moderato italiano è un frustrato naturale, come dimostrava ieri l’editoriale del Corriere , di Ernesto Galli della Loggia. Al moderato non piace Berlusconi. Detesta i suoi modi, la sua lingua, il suo abbigliamento, la sua stessa anomalia costituzionale, il privato in politica. Non gli sta bene la sinistra nelle sue diverse incarnazioni, con i riti ideologici, il politicismo professionale d’apparato, i programmi verbosi e inconcludenti, il retaggio storico. Merlo Un Cav. meditabondo silenzia il Pdl e sfoglia sondaggi pre-elettorali

27 AGO 2013

Il pericolo è che vinca l'Italia manettara

Nella coscienza pubblica c'è un'Italia diversa da quella dei republicones, i militanti dell'antiberlusconismo indignato, e dei manettari duri e puri. Solo che fino a ora non ha avuto una voce, o la sua voce è risultata timida. Faccio qualche nome. Il professor Giovanni Orsina, cattolico liberale, docente, non sarà contento se la mannaia cadrà sulla testa del reo di frode fiscale, cioè il maggiore contribuente italiano condannato in via definitiva da un giudice che si chiama Esposito e non brilla a quanto pare per impersonalità e imparzialità, se stiamo a certe testimonianze vernacolari dei suoi commensali. 

26 AGO 2013

Il bivio di Berlusconi

Berlusconi e i suoi avvocati. Una sera di bevute e chiacchiere incontrai, nella Roma dei primi anni Settanta, un gran signore e pasticcione palermitano, proprietario di un antico palazzo alla Vucciria, la Kalesa, dove ebbi poi l’onore di dormire ospite in una stanza grande come una sala da ballo, con il lettino distante da quello padronale, dove per tradizione e cortesia si accomodava infine nel sonno la compagna di una notte del Marchese. Era un caro amico di Carlo Caracciolo, e fu a lungo suo sodale e ospite romano. Mi divertii quando, domandato che gli ebbi dove fosse sistemato a Roma, rispose: “Da Carlo”, e alla successiva domanda: “Da quanto tempo?” replicava serio e compassato: “Da diciott’anni”. Leggi anche Il pericolo è che vinca l'Italia manettara - Di Michele Un dì diremo che era meglio B.

25 AGO 2013

La soluzione Pannella

E’ tratto liberale autentico non suggerire ad alcuno tra coloro che hanno responsabilità pubbliche e si considerano vittime dell’inimicizia politica dei giudici di farsi la galera. Gaetano Salvemini è celebre anche per aver detto che, se ti accusano di aver stuprato la statua della Madonnina appollaiata sul Duomo di Milano, intanto devi riparare all’estero, poi si vede. Proprio commentando la fuga in Francia di Salvemini, Piero Calamandrei ne aggiunse di suo dicendo che se ti accusano di aver rubato la Torre di Pisa, datti alla latitanza, poi si vede. Incurante di questo tratto, Marco Pannella vorrebbe un Berlusconi che accetti qualunque conseguenza della condanna che lo ha colpito e della sua interpretazione politica faziosa.

22 AGO 2013
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