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E adesso piccolo Enrico dove andrai a finire?

Politica e pratica della scena pubblica fanno brutti scherzi. Comunque vada a finire il flirt tra Renzi e Berlusconi, chi ne esce male, malissimo, rimpicciolito oltre ogni misura ragionevole, è Enrico Letta. Prometteva qualcosa, perbene e bene educato com’è, ma ha mantenuto niente. Divenuto presidente del Consiglio per un biglietto della Lotteria vincente consegnatogli, Bersani perdente con lui spento numero due, da Napolitano e Berlusconi vincitori della mano civile del dopo elezioni, il piccolo Enrico ha perso il biglietto, dimenticato sé stesso, la competenza, la bonomia tecnica, il lobbismo buono di derivazione andreattiana, e si è consegnato alla dimensione microscopica della piccola politica, dell’interdizione velleitaria, del tiriamo a campare più spicciolo, senza nulla di ereditato dai magisteri esibiti e vantati.

20 GEN 2014

Renzi stana i topini dagli angoli

Il professor Alberto Asor Rosa è antropologo e politologo. Antropologo nel senso che fa dell’estraneità e diversità culturale degli avversari tra loro materia di una censura liquidatoria a sfondo moralistico, ai limiti dell’antropofagia. Chiamò nel 2011 i carabinieri, che avevano altro da fare, per rimuovere il presidente eletto Berlusconi con un golpe democratico. Chiama ora la sinistra, sotto la protezione di un lungo ciclo governato da Enrico Letta e dal suo ministero di coalizione con Angelino Alfano, a sbarazzarsi di un leader eletto, Matteo Renzi.

17 GEN 2014

Perché adesso la tentazione di Napolitano è scaricare l'inutile Letta

Si dice che Giorgio Napolitano è tentato da un cambio di passo deciso e radicale: si tratta di congedare con stile il governo Letta, che notoriamente si regge sulla sua opera di argine al partito della crisi e delle elezioni, e di battezzare a partire dalla prossima primavera, con il confronto tra il Pd di Renzi e la coalizione di centrodestra, un nuovo capitolo, fondato sulla scelta maggioritaria di mandato degli italiani, della politica repubblicana.

13 GEN 2014

Pace a Sharon, sapeva cos’è la guerra col destino

Se penso a Sharon, sia pace all’anima sua, penso a due date. Lunedì 15 aprile 2002 per iniziativa di questo giornale si fece una giornata di mobilitazione per Israele minacciata dal terrorismo jihadista degli shahid e dalla solita campagna velenosa di calunnie e di odio antisionista e antisemita. Una gran folla non di soli ebrei si radunò in Campidoglio raccogliendo l’appello del Foglio, sfilò in un clima di entusiasmo e di rivincita contro anni di sequestro delle piazze ad opera delle kefiah, e andò a posare un simbolico sassolino alla sinagoga del ghetto, seguì un comizio. Meotti Sharon, il leone di Dio - Stefanini Una vita spesa per Israele

13 GEN 2014

L’Act mancato di Matteo

Il documento sul lavoro reso noto via mail da Matteo Renzi, non senza “un sorriso” a timbrare e umanizzare la novità, è stato accolto – soffietti a parte – con una notevole diffidenza. E’ generico, improvvisato e va riscritto con maggiori competenze, ha osservato sia pure con tono rispettoso Pietro Ichino; è tutta fuffa, secondo il focoso e chirurgico Renato Brunetta; è bene ispirato, ha molte idee che vanno nella giusta direzione, ma è un manifesto politico o bandierina ideologica più che un atto di governo della società, secondo i liberisti dell’Istituto Bruno Leoni.

10 GEN 2014

Perché ora il centrodestra deve scegliere un programma

La destra italiana deve reinventarsi. Il suo spazio è quello dell'opposizione sociale intelligente e intransigente. Bisogna incominciare da subito. Può la politica nel 2014 procedere per aggiustamenti e chiacchiere e alchimie dei conti pubblici e riforme istituzionali in alambicco? Certo che no. Elezioni ci saranno comunque, quelle europee. La spinta allo scioglimento di questo Parlamento e al suo rinnovo è forte: concorrono le urgenze della crisi di sistema, le ambizioni di una nuova generazione nella leadership a sinistra e a destra.

06 GEN 2014

Sarà l’anno del ritorno al cuore, ma la tenerezza la terrei a bada

Sarà l’anno del ritorno al cuore. Organo non razionalizzabile, il cuore è il deposito di molte cose buone, in particolare della capacità di amare e di riconoscere l’amore negli altri, ma senza l’intelligenza, senza il riconoscimento dell’autorità e del mistero, risolve tutto in tenerezza. La chiesa cattolica ha una profonda e insondabile influenza sul mondo occidentale, sebbene i papi abbiano rinunciato al patriarcato d’occidente come titolo di dottrina e onore. I grandi mutamenti della metà del secolo scorso sono inimmaginabili senza il riscontro del Concilio Vaticano II. Ci espone a rischi la propensione del momento alla predicazione e alla pratica della tenerezza.

06 GEN 2014

Relativismo ad maiorem gloriam Dei

L’omelia di ringraziamento per la canonizzazione di san Pietro Favre è molto bella, e mostra i lineamenti del relativismo cristiano nel suo fulgore cinquecentesco. Il gesuita si svuota per lasciare posto all’insondabile Dio dell’interiorità, al centro del suo cuore che anela con virtù desiderante, nell’indifferenza psicologica e nella massima concentrazione, a fare la gloria di Cristo e ad afferrare la volontà di Dio todo modo. L'inquietudine del gesuita di Papa Francesco

04 GEN 2014

Marchionne è un caso politico

Marchionne è un caso politico, prima di tutto. Non è solo questione di nuovi modelli, di mercato dell’auto italiano, di valori finanziari, di concambi e transazioni proprietarie, di famiglie del capitalismo transoceanico. L’incredibile performance del chief officer globale (Canada, Svizzera, Abruzzo) e della piccola e ormai marginale industria italiana in declino che si mangia un marchio in disperata crisi della grande tradizione di Detroit e va fino in fondo, tanto da divorarlo e digerirlo ora che l’economia americana è in ripresa, anche avvalendosi dei suoi profitti, non è solo una storia magnifica e in parte misteriosa di potere finanziario e di ardimento nel gestirlo con il sostegno dei poteri decisivi, politici e di mercato, nella patria del capitalismo; è anche e sopra tutto essa stessa un nuovo modello politico degno del quinto centenario del principe di Machiavelli.

02 GEN 2014

Le nove vite di Berlusconi e l'errore di crederlo finito

Ora parlerò in modo apologetico di Berlusconi, come fosse Babbo Natale. Mi comporto deliberatamente male, secondo le convenzioni dell'ipocrisia perbenista di sinistra, per di più su un giornale di tradizione che appartiene alla sua famiglia. Lo faccio per via della mia e nostra libertà psicologica dai falsi pudori e perché, a sentire i guru del pensiero corretto, siamo una ridotta di giapponesi che non ha capito come la guerra sia già finita, e la sconfitta di Berlusconi senza rimedio.

30 DIC 2013
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