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Ora succede davvero

I ribelli siriani ricevono armi straniere contro Assad e i ribelli islamisti

I ribelli siriani ricevono massicce quantità di armi pesanti, mai viste prima in quasi due anni di  guerra civile. Sono armi portatili controcarro che non si trovano in Siria o nei paesi confinanti, ma vengono in blocco dagli arsenali delle nazioni dell’ex Yugoslavia. Lanciarazzi Rpg-22 e M79 Osa, cannoni senza rinculo M60, capaci di neutralizzare i carrarmati di epoca sovietica dell’esercito del presidente Bashar el Assad, e quindi di rovesciare la situazione su un campo di battaglia durissimo, dove i guerriglieri erano costretti ad affrontare i corazzati con fucili e bombe artigianali.

15 FEB 2013

Assalto a Wadi Deif, Siria

E’ la Siria del 2013 o è la Cecenia del 1994, non si capisce bene. Questo giorno di febbraio è ideale per un assalto che si attende da mesi, cade pioggia pesante, elicotteri e aerei non si alzeranno in volo per colpire i ribelli. Ma il paesaggio è diventato color fango, una patina che cola sulla strada, s’allarga sui prati, si attacca sotto le scarpe, prende morbidamente la forma dei cingoli quando passano i carri armati. Sembra di muoversi e di respirare in una foto seppiata. Anche i ribelli partecipano a questa illusione cecena.

11 FEB 2013

Foiba d’acqua in Siria

Bustan al Qasr è un quartiere di palazzoni alti e vie strette nel centro di Aleppo, le costruzioni non sono vetuste, sul lato sud scorre il fiumiciattolo Qawaik che arriva dal confine turco a nord ma lì in città si trasforma in un canale di cemento, colmato da un mese lungo di piogge. Ieri a Bustan al Qasr hanno estratto 108 corpi da quell’acqua, molti avevano le mani legate, tutti erano stati uccisi con un colpo alla testa. Un’esecuzione di massa. Ci sono ancora cadaveri dentro il canale, gli abitanti dicono che quando avranno finito il numero sarà di circa 120.

29 GEN 2013

Strage di governo

La responsabilità della strage iall’università di Aleppo ora può essere atribuita: è stato un aereo guidato da un pilota del governo siriano. Il 15 gennaio due esplosioni uccidono ottantasette studenti davanti alle facoltà, di solito sono quasi deserte, l’esercito le ha sgombrate dopo le prime proteste e i dormitori sono usati solo da rifugiati, ma quel giorno ci sono gli esami e quindi c’è un’alta affluenza. Più in là,  a circa quattro chilometri, ci sono le aree di Baliraomoun e Bani Zaid, da dove passa la linea di confine della guerra tra ribelli e governo che da sette mesi taglia in due la città.

26 GEN 2013

Da Kabul ad Algeri

Ecco il generale scelto da Obama per presidiare il nuovo fronte in Africa

Il meno esposto sotto la luce dei media, quindi il sopravvissuto. Il generale americano David Rodriguez faceva parte di un trio ben definito insieme con il generale David Petraeus e con il generale Stanley McChrystal. Tutti e tre erano specialisti di “counterinsurgency”, la dottrina militare che ha permesso all’America di districarsi con successo dalla guerra in Iraq e che poi ha dato risultati deludenti quando è stata applicata in Afghanistan.

23 GEN 2013

Crisi con ostaggi nel deserto

Gli algerini blocccano il Sas inglese per fare un’ operazione stile “Beslan”

Come scritto ieri sul Foglio, è il generale a capo dei servizi segreti interni in Algeria – la Direction de Securité intérieur – a comandare la brutale operazione  in stile “Beslan” delle forze speciali per liberare l’impianto petrolifero Bp di In Amenas da un gruppo di terroristi che ha preso in ostaggio centinaia di persone. Bachir Tartag, detto “il Bombardiere” per gli standard di ferocia imposti ai soldati durante la guerra civile contro gli islamisti, ha ordinato l’offensiva per timore che paesi stranieri potessero reclamare l’iniziativa e la gestione della crisi. Secondo fonti del Foglio, il Bombardiere due giorni fa ha fatto fermare in attesa all’aeroporto militare di Algeri un contingente di forze speciali inglesi – il leggendario Sas – specializzate nelle azioni di recupero ostaggi. Leggi La sua Afrique

19 GEN 2013

Strage nel nulla algerino

Ieri, nel settimo giorno delle operazioni militari della Francia contro la guerriglia in Mali, la crisi internazionale con centinaia di ostaggi nel sud dell’Algeria è precipitata. Dopo 24 ore di assedio, l’esercito algerino ha annunciato che “un’operazione militare” era “in corso per liberare gli ostaggi” chiusi all’interno di un impianto petrolifero della BP controllato con le armi da un gruppo estremista. Non si conosce il numero totale degli ostaggi stranieri. Non si conosce il numero degli ostaggi algerini. Né il numero dei rapitori, né il numero effettivo dei morti di ieri, oppure la dinamica dell’operazione e nemmeno dal sito sono arrivate immagini o video che non fossero vecchissimi e di repertorio.

18 GEN 2013

Contro l’occidente

Con gli ostaggi in Algeria la guerra in Mali diventa conflitto internazionale

Al sesto giorno di operazioni militari della Francia contro la guerriglia in Mali, arriva la rappresaglia contro un obiettivo indiretto. Nella notte tra martedì e mercoledi un gruppo armato ha attaccato l’impianto petrolifero di In Aménas, in Algeria, del consorzio anglo-algerino Bp-Sonatrach, e ha preso in ostaggio 41 lavoratori non arabi, inclusi 7 americani, 13 norvegesi, altri francesi, britannici e inglesi. Il gruppo ha detto di avere agito per punire il governo algerino, che ha concesso l’uso dello spazio aereo ai jet francesi che bombardano in Mali.

16 GEN 2013

Operazione Serval

Parigi ora chiede aiuto ai paesi arabi, il Qatar deve scegliere con chi stare

Ieri, nel quinto giorno delle operazioni militari della Francia contro la guerriglia in Mali, il presidente François Hollande è atterrato nella base francese di Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, la più grande a disposizione di Parigi nel medio oriente. La visita è slegata da quanto sta succedendo e gli aerei della base per ora non sono coinvolti, ma naturalmente il presidente ha parlato della guerra, promettendo che la fine è vicina: “Non abbiamo la vocazione a stare in Mali per sempre”, e però subito dopo annunciando obbiettivi ambiziosi e a lungo termine.

16 GEN 2013

Leading from behind

Obama mette una pezza alle operazioni militari francesi in Mali e Somalia

L’Amministrazione Obama si unisce alla campagna di guerra francese in Mali, però senza combattere, e sabato ha anche partecipato al disastroso raid ordinato dal governo di François Hollande per liberare un ostaggio in Somalia. Alla fine della settimana scorsa Parigi aveva chiesto a Washington un pacchetto di aiuti militari: droni di sorveglianza non armati, velivoli spia e aerei cisterna per rifornire in volo i caccia francesi durante i bombardamenti, le immagini in arrivo dai satelliti e anche la condivisione delle intercettazioni di telefoni, radio e computer dei guerriglieri al suolo.

14 GEN 2013
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