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Guantanamo non si chiude. Ma resterà aperto per sempre?

Gli agenti della Cia chiamano la prigione di Guantanamo “Strawberry Fields”, i campi di fragole, perché, come nella canzone dei Beatles, i detenuti saranno lì rinchiusi “forever”, per sempre. Forever sta diventando il punto centrale del problema. La detenzione senza fine, senza processo e senza sentenza dentro le celle di massima sicurezza di Guantanamo (“Gitmo”, nella contrazione che ne fanno gli americani) è la grande contraddizione che l’Amministrazione Obama non riesce a risolvere. Nella campagna elettorale del 2008 il presidente cavalcò l’onda del cambiamento e della speranza anche grazie alla promessa di chiudere il carcere.

17 APR 2013

Patriot bomb

Al momento si possono fare soltanto congetture perché non ci sono rivendicazioni. Due le piste possibili. Quella “interna”, del terrorismo legato alla destra militante, suprematista bianca, ossessionata dalla presidenza di Barack Obama. Quella “esterna”, del terrorismo legato a gruppi islamisti – che non necessariamente viene da fuori, può servirsi di volontari cresciuti in loco, forse anche indottrinati via Internet, ma è ispirato da fuori. Questi gli elementi.

15 APR 2013

La guerra di coltello della Cia (che non è più se stessa)

Mark Mazzetti è un cronista del New York Times, si occupa di sicurezza nazionale, terrorismo e servizi segreti. Ha studiato dai gesuiti, ha un master in Storia a Oxford, è diventato una firma conosciuta durante gli anni del presidente George W. Bush con una serie di scoop sui misfatti compiuti dalla Cia (gli valsero una nomination al premio Pulitzer nel 2008, lo prese l’anno dopo). Mazzetti era “la buca delle lettere” degli insoddisfatti dell’agenzia di intelligence di Langley. Riceveva e pubblicava, dopo un gran lavoro giornalistico di verifiche e di contesto. Quando da dentro la sede dei servizi segreti volevano combattere la linea politica dettata dal governo, ecco arrivare l’articolo sul New York Times servito da Mazzetti grazie a “fonti che vogliono rimanere anonime”.

14 APR 2013

La battaglia per Damasco

La Cia e al Qaida si contendono il controllo del sud della Siria

La Cia è in competizione diretta con i gruppi ribelli estremisti per il controllo del sud della Siria, nella zona compresa tra la capitale Damasco e i confini con Israele e con la Giordania. Chi comanda in quella fascia di territorio guiderà anche la imminente battaglia nella capitale contro il governo del presidente Bashar el Assad – e quindi sarà in vantaggio per reclamare un ruolo nel futuro del paese. I servizi segreti americani, su input dell’Amministrazione Obama, stanno accelerando le operazioni nelle basi in Giordania per creare un esercito ribelle – e per rafforzare i ribelli già in campo – incaricato di combattere la battaglia per Damasco, di stabilire una zona cuscinetto a ridosso del confine tra Siria e Giordania ma in territorio siriano, e anche di opporsi allo strapotere di quei gruppi ribelli che dal punto di vista ideologico e operativo sono legati ad al Qaida.

09 APR 2013

Differenze di percezione

Perché la deterrenza funziona al contrario con Kim Jong-un

Ora che il rischio di guerra tra le due Coree è arrivato al punto massimo degli ultimi sessant’anni – con l’aggravante della presenza di armi atomiche – è difficile decifrare cosa pensano a Pyongyang. John McCreary è un analista americano che scrive un bollettino sulla Corea del nord tutti i giorni (non soltanto nei periodi di allarme rosso) per un’agenzia privata che lavora per il governo di Washington. Indica due grandi criteri per decifrare cosa pensa il regime nordocoreano. Il primo: l’estrema differenza di percezione tra il governo di Kim Jong-un e l’Amministrazione Obama.

04 APR 2013

It’s the economy, brother

Al Cairo il governo dei Fratelli è un disastro da Fondo monetario

La delegazione del Fondo monetario internazionale è arrivata ieri al Cairo, ma non ha trovato interlocutori. Il ministro della Cooperazione internazionale, Faiza Abou el Naga, era a Dubai ed è tornato in Egitto soltanto nel pomeriggio; e il ministro delle Finanze, al Mursi al Sayed Hegazy, arriverà domani. Eppure il Fondo deve discutere con il governo egiziano la concessione di un prestito, anzi dell’attesissimo prestito internazionale lasciato in sospeso da novembre : 4,8 miliardi di dollari da cui dipende il futuro del paese. E’ la rappresentazione efficace di un disastro al rallentatore: in Egitto il governo nominato dai Fratelli musulmani è in guerra con la realtà economica e sta avendo la peggio.

04 APR 2013

Caro professor Becchi

Qualche anno fa ho dato l’esame di Filosofia del diritto all’Università di Genova con il professore Paolo Becchi, “intellettuale grillino” e “innamorato del Movimento 5 stelle”, come si definisce lui. E’ buffo oggi sentire Becchi parlare di necessità della rivoluzione in Italia, o vederlo in video su YouTube con lo slogan “Mandiamoli tutti a casa” come sfondo. All’università ricordo una casta inamovibile di tecnici del diritto premiata con soldi pubblici che al confronto Clemente Mastella sembra Steve Jobs. Becchi non apparteneva alla schiera dei professori-professionisti che tenevano le lezioni di sera perché di giorno erano meglio impegnati con il lavoro reale negli studi legali; ma piuttosto a una seconda categoria, quella dei tecnici minori che vivono buone vite nelle stanze degli istituti di Via Balbi, la via genovese della facoltà di Legge.

30 MAR 2013

Ti presento i Bin Laden

I sauditi fanno shopping di reattori atomici e droni (francesi in vantaggio)

L’Arabia Saudita è in cerca di centrali nucleari e droni armati sul mercato internazionale e così scatena la competizione tra i possibili fornitori. La settimana scorsa il ministro francese del Rilancio produttivo, Arnaud Montebourg, accompagnato dai manager delle due grandi compagnie francesi del nucleare, Areva ed Edf, è arrivato in Arabia Saudita per la seconda volta in tre mesi – era già stato a Riad in gennaio. Gli occhi sono sul progetto saudita per costruire almeno diciassette reattori per l’energia civile in tempi non troppo lunghi: il primo dovrebbe entrare in funzione nel 2020.

30 MAR 2013

Al vertice della Lega araba

C’è un siriano all’opposizione che parla come uno statista

Ieri il capo dell’opposizione siriana, Moaz al Khatib, si è seduto al posto riservato alla delegazione di Damasco al meeting della Lega araba a Doha, nel Qatar. L’assemblea non riconosce più il governo del presidente Bashar el Assad come legittimo – da tempo la Siria è stata sospesa dalla Lega – e apre invece le porte al Consiglio nazionale siriano, il nuovo organismo messo faticosamente assieme dopo laboriose trattative sponsorizzate dall’occidente e dagli stati arabi del Golfo. Il Consiglio siriano in realtà è sull’orlo di una crisi di nervi permanente, lo stesso Khatib domenica si è dimesso “ufficialmente”: ma ieri l’occasione era troppo importante e si è presentato all’appuntamento storico come se nulla fosse e così hanno fatto i capi di stato arabi.

27 MAR 2013

La Cia contro Assad

La campagna stampa di Obama per fare la guerra in Siria senza dirlo

L’Amministrazione Obama sta gestendo una massiccia campagna stampa sui giornali americani per spiegare – senza però fare annunci – di essere entrata in guerra al fianco dei ribelli siriani contro il governo del presidente Bashar el Assad, con alcune riserve dettate dal timore delle fazioni estremiste ispirate ad al Qaida. L’apertura di venerdì del Wall Street Journal – scritta grazie a fonti loquaci dei servizi segreti – racconta che la Cia sta aiutando i ribelli siriani con informazioni di intelligence.

26 MAR 2013
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