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Il patto afghano non regge

Obama prende una botta da Kabul sull’accordo che gli serve per il ritiro

Mercoledì sera il segretario di stato americano, John Kerry, ha annunciato di avere finalmente raggiunto l’accordo bilaterale di sicurezza (Bsa) con il presidente afghano Hamid Karzai, dopo più di un anno di negoziati. L’Amministrazione Obama ha bisogno del Bsa per iniziare il ritiro delle truppe nel 2014, come promesso da tempo dal presidente. Kerry però ha parlato troppo presto. L’accordo deve passare l’esame della Loya Jirga, un’assemblea di capiclan afghani che si è riunita da giovedì a Kabul – è presentata come un’istituzione depositaria della saggezza ancestrale dell’Afghanistan ma ha meno di cent’anni.

23 NOV 2013

Ultimi giorni a Ginevra

Un contrattone nucleare spiega perché Parigi sta sull’attenti con i sauditi

Delusione al colosso dell’energia francese Areva, che a fine ottobre è stato sconfitto dai russi di Rosatom nella gara d’appalto per costruire la prima centrale nucleare della Giordania, pur essendo sostenuto con forza dal governo di Parigi. Non è la prima volta che Areva, controllata al 90 per cento dallo stato, fallisce l’ingresso in medio oriente. Nel 2009 fu battuta dai sudcoreani per un contratto da quattro reattori nucleari per uso civile e quaranta miliardi di dollari negli Emirati arabi uniti.

21 NOV 2013

Ricevuta di ritorno

Al Qaida voleva uccidere l’ambasciatore iraniano a Beirut con due bombe

Le brigate Abdullah Azzam rivendicano il doppio attacco contro l’ambasciata iraniana a Beirut che ieri mattina ha ucciso 23 persone. E’ probabile che il piano originale delle brigate – che sono il volto libanese di al Qaida – fosse uccidere l’ambasciatore iraniano Ghazanfar Roknabadi, che sarebbe uscito in auto attraverso quello stesso cancello di lì a pochi minuti. Alle 9 e 20 è esplosa un’automobile nella strada e novanta secondi dopo un uomo in motocicletta e con una cintura esplosiva ha tentato di superare il posto di guardia, non ci è riuscito e si è fatto saltare in aria.

19 NOV 2013

L’Onu copre la campagna di Assad per fare “arrendere i civili”

Il sito del mensile americano Foreign Policy accusa le Nazioni Unite di essere complici del governo del presidente Bashar el Assad, che blocca sistematicamente ogni assistenza umanitaria ai civili siriani. In particolare l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) nasconde al pubblico notizie essenziali sulle operazioni di Assad contro la sua popolazione. L’ufficio di New York teme che se divulgasse i dettagli la pressione internazionale contro Damasco aumenterebbe enormemente e preferisce salvare un po’ di credito per negoziare con gli assadisti un ultimo, risicato margine di accesso degli aiuti umanitari al paese.

19 NOV 2013

Un’inchiesta superba sull’ayatollah da 95 miliardi di dollari

Questa settimana tre giornalisti di Reuters hanno pubblicato in tre parti una lunga inchiesta su Sedat, un conglomerato finanziario iraniano che vale 95 miliardi di dollari e fa capo all’ayatollah Ali Khamenei, autorità suprema del paese. Il lavoro dei tre giornalisti è durato sei mesi e ora è pubblicato in inglese, in farsi – che è la lingua dell’Iran – e in arabo. Ieri è arrivata l’ultima puntata. Sedat è un impero finanziario nato dagli espropri della rivoluzione khomeinista del 1979. Due mesi prima della sua morte, nel 1989, l’ayatollah Khomeini dispose con un documento lungo due paragrafi la creazione di un ente che mettesse ordine tra i beni confiscati o abbandonati dai proprietari in dieci anni di rivoluzione.

15 NOV 2013

Chiacchiere informate

Il governo Obama esita in medio oriente (ma apprezza “Homeland”)

“Devo correre a casa a guardare ‘Homeland’ in tv”, diceva Janet Napolitano, segretario fino a settembre per la Homeland Security dentro l’Amministrazione Obama. “Ma se è quello che fai nella vita reale!”. “Ma è troppo bello”. Il Foglio parla con una fonte americana che ha contatti al livello più alto della Casa Bianca e la conversazione gira specialmente attorno al segretario di stato, John Kerry, che con la sua faccia caparbia e lungagnona – “come un vostro carabiniere” – guida questa fase di politica estera dell’America in medio oriente.

13 NOV 2013

Naufragio in Svizzera

L’Iran esagera a Ginevra (e Khamenei controlla un mostro finanziario)

Ci sono due versioni sul fallimento dei negoziati nucleari con l’Iran a Ginevra. Il Wall Street Journal e il New York Times scrivono che l’impossibilità di raggiungere un accordo è da imputare all’Iran, che ha preteso troppo. A un certo punto, spiegano fonti diplomatiche, c’è stata l’impressione che si fosse vicinissimi all’intesa, che le interminabili sessioni a porte chiuse all’Intercontinental Hotel stessero per avere un risultato, che soltanto poche parole di differenza ci separassero dagli iraniani, poi i negoziati sono naufragati.

11 NOV 2013

E Kerry intanto vola

Ecco il gruppo della Casa Bianca che teneva i contatti segreti con l’Iran

Ieri il Wall Street Journal ha raccontato la rete intricata di contatti che la Casa Bianca ha steso con l’Iran negli ultimi anni. L’articolo, oltre a fare uno scoop esplicito sulle relazioni caute e segrete di Washington con gli iraniani, getta anche una nuova luce su come funziona l’Amministrazione Obama quando si occupa di politica estera. A settembre la telefonata del presidente americano Barack Obama a Hassan Rohani è stata presentata come una decisione fatta all’ultimo minuto, con il presidente iraniano che ormai era sulla macchina che lo portava verso l’aeroporto.

08 NOV 2013

Manovre ardite per John Kerry

Lunedì il segretario di stato americano, John Kerry, ha incontrato il re saudita Abdullah e ha celebrato l’alleanza “strategica” tra Washington e Riad. Se si potesse riassumere in modo informale, il dialogo sarebbe questo: “Il presidente Obama mi ha mandato qui perché abbiamo capito perfettamente che siete furiosi con noi per tante ragioni. Ad agosto abbiamo cambiato idea all’improvviso dopo aver minacciato di bombardare il presidente siriano Bashar el Assad come giusta punizione, promessa da tempo, per il massacro di civili con le armi chimiche alla periferia di Damasco. Abbiamo fatto un accordo con la Russia e voi che avete deciso di tenere una linea dura e inflessibile con Assad vi siete sentiti abbandonati e vi chiedete quale sia il vantaggio a collaborare con noi, se tanto cambiamo idea all’improvviso".

06 NOV 2013

Operare in Libia, a nostra insaputa

Una notizia festosa da Tripoli – sorveglianza elettronica e aerea dei confini libici grazie all’Italia –  per ora cade nel silenzio del governo italiano. Mercoledì il primo ministro libico Ali Zeidan annuncia in conferenza stampa che “l’Italia comincerà la sorveglianza aerea ed elettronica dei confini libici. L’area sorvegliata coprirà il tratto tra al Aywanat, vicino alla frontiera con Egitto e Sudan, fino alla congiunzione tra il confine libico e quelli di Algeria e Tunisia”. Domenica la notizia è ripresa dal sito di notizie libiche in lingua inglese Lybia Herald.

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