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Che c’entra con Renzi il banchiere pop appena promosso al Fondo salva stati

L’anno è il millenovecentonovanta. Lui è un giovane studente fiorentino all’ultimo anno di liceo con la passione per la politica e un futuro nella finanza. L’altro è un ancor più giovane studente fiorentino al primo anno di liceo con una passione per i soliti boyscout e un futuro nella politica. Lui si chiama Cosimo, l’altro si chiama Matteo, i due iniziano a frequentarsi, entrano in sintonia, dialogano, triangolano, e a un certo punto Cosimo, pochi mesi prima di uscire dal liceo, il liceo Dante, dove Cosimo era a capo del Consiglio di istituto, prima di iscriversi all’Università di Siena, prende Matteo da una parte e gli dice: “Dài Matteo perché non ti candidi tu?”.

23 APR 2014

Contratto con gli italiani

Ecco perché la vera sfida di Renzi sul lavoro non è con Alfano ma con la Cgil

Sono le diciannove e quaranta quando alla fine di una giornata di grande commedia politica – con Alfano che prima minaccia con toni imperativi di non voler accettare per nessuna ragione un voto di fiducia sul decreto Poletti, contestando a Renzi di aver tagliato da 8 a 5 le possibilità di rinnovare i contratti a termine nell’arco di 36 mesi, e con lo stesso partito di Alfano che pochi minuti dopo la decisione di Renzi di porre la fiducia sul decreto Poletti accetta di trasformare il suo severo ultimatum in un più morbido penultimatum – un importante dirigente del Pd risponde a una telefonata del Foglio e prova a inquadrare così i termini politici della questione Lavoro Leggi anche Il governo Renzi incrina lo storico patto di non belligeranza tra sinistra d’antan e banchieri

23 APR 2014

Federica Mogherini al Foglio

Farnesina politica, una Nato aggressiva non serve a nulla con Putin

Bonino chi? Sono le sedici e trenta quando Federica Mogherini arriva nel suo ufficio al primo piano della Farnesina per incontrare i cronisti del Foglio e per provare a spiegare attraverso una lunga chiacchierata con il nostro giornale quella che, con un sorriso, il ministro degli Esteri accetta di definire la dottrina Leopolda. La dottrina Leopolda è un insieme in cui Mogherini inserisce come in un grande shaker la posizione del governo italiano sul realismo politico, il dossier ucraino, il rapporto con Putin, sul futuro della Siria, l’interventismo dell’America, la sintonia con la Germania, il destino dell’Iraq, la dittatura della trasparenza, le conseguenze dei fenomeni alla Snowden.  

19 APR 2014

Oltre il caso Marino

Ecco il piano renziano contro le 500 sanguisughe comunali

Domani pomeriggio il governo presenterà in Cdm un decreto legislativo con cui il presidente del Consiglio proverà a mantenere una promessa fatta nel giorno dell’insediamento: incardinare entro la fine di aprile la riforma della Pubblica amministrazione. La riforma circola da alcuni giorni tra le caselle di posta elettronica dei ministri e il succo del testo è quello anticipato giovedì dal Foglio: verranno incentivate, nell’ambito di un “piano nazionale di mobilità”, le uscite dei lavoratori più anziani ma non ancora pensionabili per favorire l’ingresso dei lavoratori più giovani (l’idea è un bando per le assunzioni nel 2015) con un rapporto di un assunto ogni cinque pre-pensionati. Leggi anche Rizzini Marino fa dimettere l'assessore che poteva salvare Roma dal default

17 APR 2014

Geopolitica delle nomine. Quanta rupture c’è nella scossa di Renzi

Le nomine con cui lunedì sera Matteo Renzi ha ridisegnato il profilo di buona parte della classe dirigente delle aziende pubbliche del nostro paese offrono all’osservatore un quadro che più o meno potremmo sintetizzare così: rottamazione dal punto di vista della forma, rottamazione parziale dal punto di vista della sostanza. Sul piano della forma il risultato di Renzi appare evidente. E tra presidenti e amministratori delegati, rispetto all’ultimo giro, è rimasto, come da ferma richiesta di Giorgio Napolitano, soltanto Gianni De Gennaro alla guida di Finmeccanica. Per il resto, Renzi ha cambiato praticamente tutto e ha condito il suo cambiamento con il tocco chic e charmant delle nomine femminili: Emma Marcegaglia alla presidenza di Eni, Patrizia Grieco alla presidenza di Enel, Luisa Todini alla presidenza di Poste e da ieri (almeno così pare) Catia Bastioli alla presidenza di Terna.

15 APR 2014

Speciale online 19:30

Fine del modello Rai. Quanta politica c’è nelle nomine di Renzi

Marta Dassù. Fabrizio Pagani. Roberto Rao. Alberto Pera. Antonio Campo Dall’Orto. Fabrizio Landi. Alberto Bianchi. Luigi Zingales. Alessandro De Nicola. Patrizia Todini. C’è una chiave ulteriore che si legge in controluce dietro le nomine realizzate dal governo all’interno dei consigli d’amministrazione delle società partecipate. Ciò che risulta significativo nella selezione dei nomi di Renzi riguarda il tentativo da parte dell’esecutivo di tracciare un percorso che lega sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno del governo, sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno delle liste elettorali per le Europee sia, adesso, all’interno della lista dei nomi voluti per rinnovare i cda di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Terna. Il criterio sembra essere sempre lo stesso: primato della politica, rottamazione dei tecnici e della società civile.

15 APR 2014

Le altre nomine

I nomi sulle liste. La scelta dei ministri. Le europee. Le contro-candidature. I professoroni. Gli appelli. La presidenza del Senato. La Rai. E poi? A Palazzo Chigi lo confermano sottovoce. Lo sussurrano pensando a quello che è successo ieri e a quello che potrebbe accadere domani. E lo dicono pensando ad alcuni tasselli del mosaico composto in questi mesi di governo dal segretario del Pd. Tasselli che coincidono con l’insofferenza mostrata da Renzi rispetto al presidente del Senato, Pietro Grasso. Tasselli che coincidono con la diffidenza mostrata da Renzi rispetto all’appello firmato dai professoroni contro la riforma del Senato e contro le riforme istituzionali.

15 APR 2014

Le dimissioni di Napolitano tra voci, smentite, renzate e auto candidature

Sono voci che si rincorrono. Sussurri che si ripetono. Veline che si producono. Suggestioni che si manifestano e che si mescolano come in un gigantesco shaker con i nomi di Walter Veltroni, di Pier Luigi Bersani, di Piero Fassino, di Stefano Rodotà, di Matteo Renzi e naturalmente di Giorgio Napolitano. Il tema è sempre quello. E’ un tema delicato, scivoloso, dove le polpette avvelenate sbucano fuori con la stessa velocità con cui nel Pd sbucano fuori sindaci che rinunciano alle candidature in Europa. Ed è un tema con cui il presidente del Consiglio dovrà fare i conti nei prossimi mesi, se è vero quello che da qualche giorno raccontano alla Camera alcuni importanti esponenti del Pd di fronte ai colleghi parlamentari.

12 APR 2014

Taccuino politico

Come Renzi e Padoan governano le tradizionali tensioni Tesoro-Chigi

Partirà sabato da Torino la campagna elettorale per le europee e per le amministrative di Renzi. Il premier ieri ha provato a segnare un punto annunciando la squadra dei capolista con cui il Pd si presenterà alle Europee (cinque donne, Picierno, Mosca, Moretti, Nicolini, Bonafè, una per circoscrizione) ma più che i nomi-spot presentati, a guardar bene, il vero punto di forza del segretario in vista delle europee e in vista del percorso del suo esecutivo riguarda senza dubbio il rapporto speciale, la profonda sintonia, costruita con una figura chiave come quella del ministro dell’Economia.

10 APR 2014

Così Renzi fa suo lo schema Schröder 2003

Def, contratto unico, tagli, il “sì” al modello Marchionne

I numeri, le promesse, il percorso, il modello, le coperture, e poi? Sono le diciannove e trenta quando Matteo Renzi arriva nella sala stampa di Palazzo Chigi, si presenta di fronte ai cronisti e comincia a spiegare rapidamente, in tempo per i tg, il senso politico del Documento di economia e finanza e del Piano nazionale delle riforme appena approvato in Consiglio dei ministri. Renzi dedica parte del suo ragionamento alla natura delle coperture economiche con cui il governo proverà a mantenere gli impegni presi sia sul campo del taglio dell’Irap, sia sul terreno della revisione dell’Irpef, sia sulla delicata partita del bonus da 80 euro al mese per i dipendenti che guadagnano meno di 25 mila euro lordi all’anno. Naturalmente, prima di essere consegnato alla Commissione europea, il Def presentato da Renzi dovrà passare entro il 21 aprile all’esame delle Camere e qualcosa potrebbe essere ritoccata. Leggi anche Peduzzi L’Unione s’è allineata troppo alla Germania, ci dice l’uomo del giorno (guardato storto) a Bruxelles - Lombardi Se il Fondo monetario internazionale affonda l’Italia

09 APR 2014
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