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Andrea's Version

Non può dirsi civile un paese in cui resista l'informazione

Andrea Marcenaro

Guardi e senti Ranucci, poi leggi i Travaglio e i Giannini che gli fanno da mentori; ascolti la politica, di sinistra, o di destra, gareggiare a chi lo indispettisce di meno, ne leggi i meriti a caratteri cubitali sulla cosiddetta “grande stampa”, dove troppi redattori, troppo spesso mediocri cazzari, si sentono Hemingway. Registri che l’Associazione Nazionale Magistrati davanti a Ranucci si inchina, anzi, gli si sdraia sotto, salvo sollevare ogni tanto un mignolo per apparire più indipendente della corrente rivale.

Prendi poi nota degli intellettuali incolti, degli scrittori à la page, degli artistoidi alla Pelù, per metà cantanti da fiera e per metà poetastri di quart’ordine: oddio, l’hanno contrariato; oddio, gli hanno dato un multa; oddio, chissà che cosa gli fanno passare a Ranucci dentro la Rai. Non puoi usare l’ironia, perché la grande muraglia dei deficienti si allunga più che in Cina, né puoi ricordare Oscar Wilde: “Il giornalismo giustifica la sua esistenza attraverso il principio darwiniano della sopravvivenza del più volgare”. Una lezione soltanto ti resta da trarre: non può dirsi civile un paese in cui resista l’informazione.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.