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Ritratto di Elly Schlein, di Luigi Zanda
Fondatore del Pd, ventidue anni in Senato, intimo di Cossiga: tutt'altro che uno sprovveduto. Le sue parole sulla segretaria
Luigi Zanda, famiglia sarda di grand commis dello Stato, fondatore del Pd, ventidue anni di Senato, capo dei suoi senatori per cinque, borghese intelligente, introdottissimo, era anche intimo di Francesco Cossiga, vale a dire non proprio del più sprovveduto tra gli uomini politici della vecchia generazione e insomma, che sia lui lo sprovveduto, o peggio un imboscato, di Luigi Zanda davvero non si può dire. Eppure Zanda la mette giù dura: la Schlein non ha carisma, non è adatta a fare la segretaria del partito, coltiva solo i suoi amichetti, non è una dirigente politica, è entrata tra l’altro nel Pd dalla porta di servizio, per un capriccio di Enrico Letta, crede di poter risolvere le questioni con qualche telefonata invece che muoversi e ascoltare, parla per slogan movimentisti, è infastidita dal fatto stesso che possa esistere un centro del partito, fa la segretaria a scapito dell’unità, vuole imbastire un congresso che non discuta nulla, solo che le riconsegni il mandato. Perché lei è il freno a mano del Pd, forse la sua rovina.
Che può capitare, figurarsi, poi uno ci mette una pietra sopra e passa al segretario prossimo. Eppure, laggiù in fondo, un dubbio atroce non smette di scavare: ma l’armocromista?


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Seconda puntata dell'omaggio al Cav.

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