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Israele ha dunque 77 anni, quasi al secolo
La cronistoria dei leader dei diversi orientamenti dello stato ebraico, dalla nascita fino al 7 ottobre
E tre, ma lo ripubblico. Israele ha dunque 77 anni. Siamo quasi al secolo. Nel 1948 Ben Gurion fu il primo alla testa di Israele e non andava bene. Seguì Moshe Sharett: nemmeno. Levi Eshkol governò in coalizione con i laburisti. Al diavolo Eshkol. Golda Meir, laburista, donna e progressista colse la disponibilità di Sadat applaudendolo alla Knesset. Non fu sdolcinata: “Ci sarà la pace quando i palestinesi ameranno di più i propri bambini di quanto odino noi”: e di seguito: “Arabi, noi potremmo un giorno perdonarvi per aver ucciso i nostri figli, non vi perdoneremo mai di averci costretti a uccidere i vostri”. Ha qualcosa a che vedere con le pelose moralità di questi giorni.
Il leader Sadat accennò un’approvazione col capo. Pensò a trucidarlo, qualche settimana dopo, la sventagliata di mitra della fazione più potente dei Fratelli musulmani. Yitzhak Rabin, applaudito da morto qualche anno più tardi, venne bollato in vita come schifoso guerrafondaio (siamo al 1974, era già trascorso il secondo mandato, rivivete la nausea rileggendo l’Unità del periodo). Toccò a Begin, Likud, destra, dire il diavolo è poco. Di Shamir, nemmeno a parlarne. Altri tre anni con Rabin. Niente. Dopo Rabin, Shimon Peres, socialista. Lo maledissero. Trentasei mesi di Netanyahu: un nazista, punto. Ehud Barak, altro socialista, offrì ad Arafat il 98 per cento della Cisgiordania con una presenza di coloni allora (ancora) risolvibile, più Gaza, più Gerusalemme est come capitale del nuovo stato palestinese. Partì la pace? No, l’Intifada. Sharon, detto il porco, cedette Gaza senza contropartite. Allontanò con la forza i coloni ebrei che si opponevano. Israele si lacerò. Non fu facile. Israele si lacerò, ma scelse. C’eravamo, dunque? Si muoveva qualcosa? Niente. I palestinesi aizzati dagli arabi, per interloquire, lanciarono verso il cuore di Israele migliaia di missili. Lo stato ebraico si trattenne a denti stretti con rare esplosioni dal cielo su Gaza. Allora Ehud Olmert. Non andava bene. Di nuovo Netanyahu, il quale tuttora malissimamente resiste. Come cambiavi cambiavi, sempre disastri.
Infine, il 7 ottobre. Verrà un nuovo giorno della Memoria. Sarà facile non dimenticare Birkenau, il binario, il marciapiede del fine corsa, la fila delle donne coi figli piccoli, la scritta sul lavoro che nobilita, le montagne di capelli e di occhiali, di scarpine di bimbi, di denti d’oro, e i forni, e le docce, e il di qua e il di là, e i visi perduti e i mucchi intricati di gambe sottili dei morti e dei morenti per fame. Sarà difficile dimenticare questo. Più facile i razzi arabi di domattina sugli ebrei, notissimi genocidi.
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