(foto Ansa)

Andrea's Version

Chi non ricorderà il 7 ottobre sarà il vero neofascista

Andrea Marcenaro

Quasi un secolo di disastri in Israele. Ma c'è chi non dimentica

Questo noioso pezzetto è già uscito sul Foglio qualche tempo fa. Con qualche correzione, ci è sembrato il momento giusto per ripubblicarlo. Israele ha dunque 75 anni. Siamo quasi al secolo. Nel 1948 Ben Gurion fu il primo alla testa di Israele e non andava bene. Seguì Moshe Sharett: nemmeno. Levi Eshkol governò in coalizione con i laburisti. Al diavolo Eshkol. Golda Meir, laburista, donna e progressista colse la disponibilità di Sadat applaudendolo alla Knesset. Non fu sdolcinata: “Ci sarà la pace quando i palestinesi ameranno di più i propri bambini di quanto odino noi”: e di seguito: “Arabi, noi potremmo un giorno perdonarvi per aver ucciso i nostri figli, non vi perdoneremo mai di averci costretti a uccidere i vostri”. Ha qualcosa a che vedere con le pelose moralità di questi giorni. Il leader Sadat accennò un’approvazione col capo. Pensò a trucidarlo, qualche settimana dopo, la sventagliata di mitra della fazione più potente del suo esercito. Yitzhak Rabin, applaudito da morto qualche anno più tardi, venne bollato in vita come schifoso guerrafondaio (siamo al 1974, era già trascorso il secondo mandato rivivete la nausea rileggendo l’Unità del periodo). Toccò a Begin, Likud, destra, dire il diavolo è poco. Di Shamir, nemmeno parlare. Altri tre anni con Rabin. Niente. Dopo Rabin, Shimon Peres, socialista. Lo maledissero. Trentasei mesi di Netanyahu: un nazista, punto. Ehud Barak, altro socialista, offrì ad Arafat il 98 per cento della Cisgiordania con una presenza di coloni allora risolvibile, più Gaza, più Gerusalemme est come capitale del nuovo stato palestinese. Partì la pace? No, l’intifada. Sharon, detto il porco, cedette Gaza senza contropartite. Allontanò con la forza i coloni ebrei che si opponevano. Israele si lacerò. Non fu facile. Israele si lacerò, ma scelse.

C’eravamo, dunque? Si muoveva qualcosa? Niente. I palestinesi, per interloquire, lanciarono verso il cuore di Israele migliaia di missili. Lo stato ebraico si trattenne a denti stretti con rare esplosioni dal cielo su Gaza. Allora Ehud Olmert. Non andava bene. Di nuovo Netanyahu, il quale tuttora malissimamente resiste. Come cambiavi cambiavi, sempre disastri. Infine, il 7 ottobre. E il 27 gennaio sarà, per l’Onu e per le principali istituzioni planetarie, un nuovo “Giorno della memoria”. Sarà facile non dimenticare Birkenau, il binario, il marciapiede del fine corsa, la fila delle donne coi figli piccoli, la scritta sul lavoro che nobilita, le montagne di capelli e di occhiali, di scarpine di bimbi, di denti d’oro, e i forni, e le docce, e i visi perduti e i mucchi intricati di gambe sottili dei morti e dei morenti per fame. Sarà difficile dimenticare questo. Sarà chi dimentica il dopo, soprattutto chi strepita sull’antifascismo, il neofascista che aspettavamo con paura.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.