Quel genoano di Alfredo Biondi

Andrea Marcenaro

A Genova ci sono due squadre e lui ha scelto quella sbagliata: che Dio lo perdoni

Di nuovo sulla morte di Alfredo Biondi. Perché Ferrara e Vitiello non l’abbiano ricordato come si doveva? Macché, più che perfetti. Perché, origine pisana, non fosse Biondi genovese più di me? No. Forse perché quella vergogna di giornale che è Repubblica, nella sua nobile versione di carta, non ne ha nemmeno ricordato la morte? O perché Molinari, che si sperava venduto, ma minimo a Israele, si è rivelato invece un direttore-sambuca? O perché quella massa di cornuti che lo massacrò come ministro anti Di Pietro, o meglio anti-tortura, e a questo punto tocca fare un nome, diciamo Paolo Mieli, non sia già pronto a ricordarlo tra un paio di decenni come “l’ultimo liberale”? Neppure questo. Si torna forse su Biondi, allora, perché ebbe contro un baciapile falso come Scalfaro? O perché le croniste alla Sarzanini (simpatica, quindi peggio della Milella) arrivarono a fare di lui un secondo Tortora, quantunque linciato in maniera diversa e infinitamente meno drammatica? Erano del resto, i due, di scuola simile e della stessa città? Ancora una volta, no. Servono solo, queste stupide righe, a ricordare che a Genova esistono due squadre. E quel magnifico stronzo, poi che Dio lo perdoni, era genoano.

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  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.