Quell'espressione un po' così di Giuseppe Conte

Andrea Marcenaro

Esibisce la pochette, come a compensare un qualcosa che vorrebbe davvero esibire, ma che non ha; si offre, così mostrandosi, come il gemello di Giorgino Tiggìuno cui è toccata in sorte la politica

Basta guardarne l’espressione per capire che si avverte lui stesso, si sente, si vive esattamente come quell’altro miracolato di Pietro Grasso al momento in soffitta; è incolpevole: doveva seguirlo, l’impulso a infiocchettare il curriculum, perché era all’evidenza più forte di lui; esibisce la pochette, come a compensare un qualcosa che vorrebbe davvero esibire, ma che non ha; si offre, così mostrandosi, come il gemello di Giorgino Tiggìuno cui è toccata in sorte la politica; accetta senza tormenti visibili, anzi, con elettrizzato compiacimento, il giudizio generale e definitivo (anche dei suoi, soprattutto dei suoi) di mezzacalza; prende ufficialmente ordini né dà l’impressione di saper, di poter, interloquire con alcuno; andrà a ricoprire un incarico dove il suo vice, che non si chiama Metternich, se mai Giorgetti, ricoprirà l’incarico al posto suo facendogli fare il vice, e pure quello per finta; vale come statista quel che vale, insomma, ma farà il presidente del Consiglio. Lui, ‘sto Carneade che nemmeno. La guida di sessanta milioni di persone. Sessanta. Milioni. Bon. Continuate pure a dire che venerare Padre Pio non serve a un cazzo.

Di più su questi argomenti:
  • Andrea Marcenaro
  • E' nato a Genova il 18 luglio 1947. E’ giornalista di Panorama, collabora con Il Foglio. Suo papà era di sinistra, sua mamma di sinistra, suo fratello è di sinistra, sua moglie è di sinistra, suo figlio è di sinistra, sua nuora è di sinistra, i suoi consuoceri sono di sinistra, i cognati tutti di sinistra, di sinistra anche la ex cognata. Qualcosa doveva pur fare. Punta sulla nipotina, per ora in casa gli ripetono di continuo che ha torto. Aggiungono, ogni tanto, che è pure prepotente. Il prepotente desiderava tanto un cane. Ha avuto due gatti.