Proteste a Seoul (foto LaPresse)

Una rivoluzione silenziosa in Corea del sud ha cambiato tutti gli equilibri

Giulia Pompili

Le nuove elezioni si terranno probabilmente il 9 maggio. Il nuovo presidente dovrà ricucire i rapporti con la Cina e il Giappone e cercare di trovare una soluzione al problema nordcoreano

Roma. La Corte costituzionale di Seul ha deciso ieri all’unanimità di deporre l’ormai ex presidente della Repubblica della Corea del sud, Park Geun-hye. Gli otto giudici hanno fatto la storia non solo del paese, ma di tutta l’Asia orientale, visto il momento particolarmente delicato che sta attraversando l’area e i conflitti con la Cina e la Corea del nord. Durante la lettura della sentenza sull’impeachment, che è finale e inappellabile, la presidente della Corte Lee Jung-mi ha detto che “le violazioni della legge da parte di Park sono troppo serie e non possono essere tollerate per il bene del paese e per la protezione della Costituzione”. Durante le ore subito precedenti e quelle successive alla sentenza, che è stata letta intorno alle undici del mattino (ora locale), il traffico internet sugli smarphone in Corea del sud è raddoppiato – a dire il vero, gran parte dei commenti online riguardavano i bigodini tra i capelli del giudice Lee, all’ingresso nel Palazzo di giustizia – ma è il dato è utile per capire con quanto interesse i coreani aspettassero la decisione.

Non è stato facile per i giudici della Corte costituzionale: tre mesi fa il Parlamento aveva votato per mettere sotto processo Park, e da allora gli anziani togati hanno lavorato senza sosta, sorvegliati dalle Forze dell’ordine ventiquattro ore su ventiquattro. Con la deposizione, Park ha perso ogni diritto da ex presidente, compreso quello di essere sepolta accanto al padre Park Chung-hee, l’uomo che guidò la Corea dal 1961 fino al giorno del suo assassinio, il 26 ottobre del 1979. Ora che è tornata una semplice cittadina, Park Geun-hye dovrà rispondere alle domande degli inquirenti che la accusano di corruzione, estorsione, abuso di potere, cospirazione. Secondo i media coreani, l’ex presidente potrebbe finire in carcere, proprio come nemmeno un mese fa è finito in carcere Lee Jae-yong, leader de facto del conglomerato Samsung, accusato anche lui di corruzione dalla Commissione speciale che si sta occupando del cosiddetto “processo del secolo”.

 
In tutta questa Mani Pulite alla coreana la figura centrale resta lei, Choi Soon-sil, sessantenne consigliera speciale della presidente Park. L’inchiesta nasce nell’ottobre scorso proprio dal suo tablet, e dalla strana influenza che esercitava nelle stanze del potere, pur non avendo alcun ruolo governativo formale. Sarebbe stata Choi a costringere i grandi conglomerati, tra cui la Samsung, a effettuare cospicue donazioni alle sue due personali fondazioni.

Dopo la lettura della sentenza, ieri, le strade di Seul si sono riempite di manifestanti. Da una parte chi festeggiava per la deposizione di Park, dall’altra i sostenitori dell’ex presidente. Ci sono stati due morti, due incidenti che non sono stati provocati dall’uso della forza da parte della polizia, ma dal fatto che nella capitale la temperatura era molto alta, i sostenitori di Park – soprattutto persone anziane – hanno assaltato alcuni camion della polizia, e nel caos due di loro hanno perso la vita. Le nuove elezioni si terranno probabilmente il 9 maggio prossimo. Il presidente eletto dovrà necessariamente ricucire i rapporti con la Cina – che sta boicottando la Corea del sud per via dell’istallazione del sistema antimissilistico americano Thaad – ricostruire un dialogo con il Giappone – che ha richiamato il suo ambasciatore a Seul più di due mesi fa – e cercare di trovare una soluzione al problema nordcoreano.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.