80 Anni di Saclà, Ercole: no alla Borsa, è una palla al piede

Al via #Thanksplanet, campagna per tutelare la foresta amazzonica

    Milano, 23 apr. (askanews) - Conservare l'eccedenza della produzione agricola per poterla consumare durante tutto il resto dell'anno. E' intorno a questa idea che Secondo Ercole e sua moglie Piera nel 1939 fondarono Saclà.

    Ottanta anni dopo quell'azienda fattura circa 142 milioni di euro, conta tre filiali all'estero, esporta in 60 Paesi ed è arrivata alla terza generazione con Chiara Ercole, figlia dell'attuale presidente Lorenzo, come amministratore delegato "Il valore aggiunto del lavoro in famiglia è la passione che ci si mette - racconta Chiara Ercole - la passione comporta qualche battibecco, ma alla fine credo sia un bilancio positivo".

    Per festeggiare il traguardo degli 80 anni Saclà ha scelto di impegnarsi in prima linea nella difesa del Pianeta tutelando uno dei patrimoni verdi più grandi dell'umanità:"Abbiamo scelto di ringraziare la terra attraverso un progetto che si chiama thanksplanet - spiega - che cerca di coinvolgere quante più persone possibile a diffondere un messaggio di salvaguardia della Terra. Condividendo il nostro hashtag e contenuti che diffonderemo sui nostri social media ogni persona può contribuire al nostro progetto di salvaguardia della foresta amazzonica. Quando raggiungeremo 5 mln di interazioni ci impegneremo alla tutela di 1 milioni di mq di foresta amazzonica attraverso il sostegno a progetto di Lifegate".

    Lorenzo Ercole, che di anni ne ha quanti la sua azienda, ha un'idea chiara del futuro che immagina per lei: "Io sogno che l'azienda possa continuare a innovare e a essere qualcosa di significativo sul mercato anche se non grande, noi non vogliamo essere grandi ma di qualità e fare una politica onesta in tutti i sensi".

    Negli ultimi 20 anni Saclà ha lavorato molto sui mercati esteri da cui arriva più della metà del fatturato. Ora nel mirino ci sono Oriente e Stati Uniti, uno dei driver della crescita accanto alla diversificazione di prodotto. Ma, almeno per ora, Chiara e papà Lorenzo escludono la quotazione in Borsa:

    "La Borsa è una grandissima opportunità ma anche una grandissima palla al piede perchè comporta dei compromessi che non sono sempre globali - Ci sono due aspetti: uno è un aspetto di impresa egoistico: è mia e non voglio che sia di nessun altro, l'altro invece è un pensiero destinato a rendere l'azienda patrimonio di tutti. Non mi chieda se sia meglio una cosa o l'altra non le so rispondere".

    In questo momento una delle incognite più grandi che pesa sull'azienda resta la Brexit e gli effetti che avrà sul business

    "Noi siamo l'azienda che ha portato il pesto sugli scaffali dei supermercati inglesi e quindi siamo riconosciuti come ambasciatori del made in Italy l'incertezza che ha portato brexit è stata dannosa anche per i consumi. Spero che i nostri prodotti possano essere esportati nel mondo con una fluidità sempre maggiore e che l'apertura dei mercati faccia parte del futuro non la chiusura"

    Gli effetti della Brexit preoccupano anche il presidente Ercole ma in questi casi gli vengono in aiuto gli insegnamenti di suo papà Secondo:

    "Noi abbiamo affrontato nella nostra storia due alluvioni, di cui una nel 1948 che ci ha distrutto tutto, azienda, materie prime e prodotti finiti e un'altra nel 1990 minore ma importante. Io ricordo sempre le parole di papà quando successe il dramma del '48, due metri e mezzo d'acqua: ricominceremo".

    A cura di Askanews