Economia circolare, Italia leader europea ma serve più impegno
Il primo Rapporto nazionale sull'economia circolare in Italia
Roma, 1 mar. (askanews) - Italia leader in economia circolare. Siamo al primo posto nelle classifiche europee, con 103 come indice complessivo di circolarità, ovvero il valore attribuito secondo il grado di uso efficiente delle risorse, utilizzo di materie prime seconde e innovazione nelle categorie produzione, consumo e gestione rifiuti. In sostanza, come la nostra economia riutilizza in varie forme quello che è già stato usato. Facciamo meglio di Regno Unito (90 punti), Germania (88), Francia (87), Spagna (81).
Questo il quadro emerso dal primo Rapporto nazionale sull'economia circolare in Italia 2019, presentato a Roma e realizzato dal Circular Economy Network. L'Italia è tra i paesi più virtuosi ma non basta. Rispetto al 2018 ha conquistato solo 1 punto. Altri Paesi hanno fatto molto meglio: la Francia ne ha aggiunti 7, la Spagna 13.
Luca Dal Fabbro, vicepresidente Circular Economy Network: "Per non perdere la leadership occorre che politica, istituzioni in generale e le imprese lavorino bene, il Circular Economy Network ha anche questa funzione, un luogo di dibattito, confronto e studio, per essere utili anche a portare a finalizzazione procedure, leggi e pratiche che possano permettere davvero la transizione dell'economia italiana in un'economia pienamente circolare".
Importante recepire pienamente le nuove Direttive europe, facendo partire i decreti che tecnicamente regolano il trattamento e la destinazione di quelli che sono considerati rifiuti e che invece possono diventare risorse.
Obiettivo del Circular Economy Network, una rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e 13 aziende e associazioni di impresa e da Enea, anche far dialogare politica e imprese, individuando le opportunità che ci sono: un business che tutela l'ambiente. L'economia circolare è un modello più efficiente di gestione per un Paese manufatturiero come l'Italia, sostiene Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e del Circular Economy Network, ma bisogna impegnarsi per favorire il cambiamento. "Il primo punto è che c'è bisogno di visione, informazione e ricerca, poi bisogna assicurare un piano stabile, serve una strategia e un piano nazionale per l'economia circolare, meglio se concordato tra maggioranza e opposizione, in modo che abbia una sua durata assicurata, bisogna migliorare l'utilizzo degli strumenti economici, rivedere gli incentivi che danneggiano la circolarità e applicare bene il principio della responsabilità estesa del produttore e condivisa in tutta la catena fino al consumo e poi c'è il sistema fiscale, che dovrebbe favorire l'uso più efficiente delle risorse e premiare l'occupazione".
Inoltre, c'è un ritardo nella normativa per la cessazione del rifiuto dopo l'attività di riciclo, il cosiddetto "end of waste".
"Va rapidamente risolto, sia accelerando la capacità di fare decreti nazionali sia per le attività di riciclo dove mancano decreti nazionali applicando i criteri europei e affidando alle Regioni la risoluzione caso per caso".
A cura di Askanews