Ruffini: lavoro con i disabili, perché i "normali" mi annoiano
L'attore su Up&Down: si parla tanto di social, poco di sociale
Roma, (askanews) - "Non esiste uno spettacolo normale, non esiste un teatro normale, non esiste un sogno normale. Lavorando con persone con sindrome di down, mi sono accorto che non è un cromosoma in più o in meno che ti fa essere più normale o più diverso, rispetto a cosa non lo so". Lo ha affermato Paolo Ruffini, insignito del premio Penisola Sorrentina 2018 per il suo impegno nel teatro sociale, parlando dello spettacolo teatrale "Up&down", che lo vede sul palco con cinque attori con la sindrome di down e un autistico.
"In questo momento in cui si parla tanto di reality e poco di realtà, si parla tanto di social e poco di sociale, io credo che sia importante ritornare a una purezza che io ho avuto da persone che hanno una fragilità in più", ha aggiunto, intervenendo alla conferenza stampa del premio che si è svolta al Teatro Eliseo.
"Non è né filantropia, né altruismo anzi io penso di essere un grande egoista, sto con persone che hanno questo tipo di difficoltà perché sto meglio io e perché le persone normali mi annoiano a morte", ha sottolineato.
A cura di Askanews