Finocchiaro: "Lampedusa" ci ricorda il razzismo su noi italiani

"Lasciare annegare un altro uomo è contro la natura"

    Roma, (askanews) - È in scena al Piccolo Eliseo di Roma fino al 18 febbraio "Lampedusa", di Anders Lustgarten per la regia di Gianpiero Borgia con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano: due monologhi, due storie perfettamente intrecciate: quella di Stefano, un pescatore siciliano ormai impegnato a recuperare i corpi dei profughi annegati in mare (3500 nel solo 2015) e quella di Denise, una donna immigrata di seconda generazione marocchino-italiana che riscuote crediti inevasi per una società di prestiti.

    "Noi italiani - dice Donatella Finocchiaro - siamo quelli che hanno subito il razzismo quando emigravamo e andavamo in America e in Argentina, non sono io la prima a dirlo ovviamente, il Sud ha sempre subito il razzismo del Nord, questo è un dato di fatto: insomma in fasi diverse e con gravità diverse ma sappiamo il razzismo, anche io sulla mia pelle so che cosa è. Ricordo nel film 'Terraferma' che ho fatto sette anni fa con Crialese, eravamo a Lampedusa e c'era questo personaggio bellissimo che interpretava il pescatore anziano: non era possibile, l'uomo di mare non può lasciare in mare un uomo che annega, questo è contro la natura, contro l'umanità, contro la legge del mare, questo diceva lui. Mi è rimasto molto impresso: non possiamo andare contro la legge del mare. Quindi tutti questi discorsi sui barconi, le Ong e i soccorsi, tutto questo è contrario alla natura umana".

    A cura di Askanews