Screenshot dall'account dei Pink Floyd su YouTube

una fogliata di libri - overbooking

Il poema epico sui Pink Floyd

Antonio Gurrado

Al cinquantesimo anniversario dell'album "Wish you were here" Simon Armitage ha dedicato una poesia facendosi riprendere in video con una camicia sbarazzina in una sala di incisione. In quest'immagine, ciò che i rocchettari pensano sia un poeta e ciò che i poeti pensano sia un rocchettaro coincide

Se avete cinque minuti e trentotto secondi, potete andare sul canale YouTube dei Pink Floyd e ascoltare dalla voce dell’autore la poesia che Simon Armitage ha dedicato al cinquantenario di un capolavoro della band, “Wish you were here”. Si intitola “Dear Pink Floyd”, non ha versi né punteggiatura ed è forse (tenendo presente che un termine di paragone è l’ode alla prugna di un paio d’anni fa) uno dei più interessanti prodotti di Armitage, dal 2019 poeta laureato della Gran Bretagna. E’ un ruolo di grande prestigio, che consiste nell’assunzione a servizio dello stato e nell’ingresso in un parterre di eccellenti stipendiati, quali ad esempio John Dryden, William Wordsworth, Alfred Tennyson, Cecil Day-Lewis e, prima donna, Carol Ann Duffy.

 

Nel video, Armitage interpreta il ruolo di poeta laureato che interpreta il ruolo di fan dei Pink Floyd che interpreta il ruolo di poeta laureato: non altrimenti che con questo gioco di specchi può comprendersi la scelta di farsi riprendere con addosso una camicia sbarazzina in una sala di incisione, intento però a leggere da un quaderno rilegato un manoscritto calligrafico. Coincide, in quest’immagine, ciò che i rocchettari pensano sia un poeta e ciò che i poeti pensano sia un rocchettaro; ed è singolare che qualche critico musicale inglese, nel comunicare la notizia, si sia lasciato sfuggire che quello di Armitage è un poema epico. Non lo è – dura meno di metà delle canzoni più celebri della band e sembra piuttosto una lettera di un io lirico un po’ ossessivo – ma avrebbe potuto esserlo, se solo il poeta non avesse scelto la scorciatoia della sintesi eclatante.

 

Ai Pink Floyd sono dedicati gli inevitabili volumi fotografici, un’autobiografia collettiva scritta dal solo Nick Mason, una disamina di ogni pezzo della loro discografia, innumerevoli saggi e soprattutto un irripetibile libro di narrativa: Rosso Floyd di Michele Mari (Einaudi, 281 pp., 13 euro), un “romanzo in 30 confessioni, 53 testimonianze, 27 lamentazioni di cui 11 oltremondane, 6 interrogazioni, 3 esortazioni, 15 referti, una rivelazione e una contemplazione” che è indubbiamente un poema, è indubbiamente epico, ma vi avverto: per leggerlo ci vuole più di cinque minuti.