Milano, Fiume Seveso, foto di LaPresse  

Una fogliata di libri

Il Seveso, meditante sempre nuove evasioni

Marina Corradi

Il fiume sepolto che non si rassegna. Milano dimentica, il corso d'acqua che attraversa la città no

Ho lavorato a lungo in piazza Carbonari, a Milano. Una grande piazza alberata: ma a ben guardare, leggermente inclinata. Sotto la piazza scorre il Seveso . Noi ci si era abituati. Al primo tuono un collega in redazione gridava: “Piove, macchine in collina!” e tutti correvamo a spostare l'auto sul lato alto della piazza, mentre sull'altro l'acqua si alzava.

Un giorno anche il nostro palazzo venne allagato. Archivi, centraline, motori degli ascensori: saltò tutto. Scendemmo a piedi, al buio, le scale, uscimmo sulle passerelle dei pompieri. Una volta fuori c'era da guadare, l'acqua alla cintola. Le scale della MM3 affondavano nel fango. 

Ero giovane, e in fondo nuotare a Milano era abbastanza paradossale da non dispiacermi. Fino a quando non mi superò una piccola ombra velocissima: una pantegana. Feci gli ultimi metri col turbo. 

Il Seveso, per altro, è esondato, negli ultimi cinquant'anni, decine di volte . Alla sorgente, nel Comasco, è un limpido torrente. Un tempo correva libero verso Milano. Già i Romani avevano cominciato a deviarlo. Ma con l'urbanizzazione massiccia della Brianza dava fastidio quel corso ormai evaporante veleni, così che negli anni Cinquanta si decise di “intombinarlo” fino a Milano, al Naviglio Martesana.

 Il Seveso non la prese bene. A ogni pioggia forte infatti erompe in geiger di melma su Bassa Brianza, Niguarda, viale Suzzani. Gli hanno fatto anche le vasche di laminazione, ma lui se ne infischia. 

Giorni fa in viale Zara mi sono trovata di nuovo a guadare, nel traffico paralizzato. Il Seveso, rieccolo. Lo hanno reso carsico, ma lui amava scorrere alla luce del sole, con le lavandaie che ci lavavano i panni. Lo hanno intombinato, e lui aspetta un temporale per riaffacciarsi e riprendersi il suo letto cancellato.

C'era già, il Seveso, quando ancora Milano non esisteva. Quindi appena può riemergere fra i palazzi orgogliosi. Blackout, ascensori fermi. A piedi tutti, come una volta. Poi il Seveso, opaco di liquami, torna tumultuoso nei suoi inferi – a meditare un'altra evasione.

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