una fogliata di libri - overbooking

All'opposto della letteratura impegnata

Antonio Gurrado

Giocavano con i classici, non li spiegavano. Oggi si interrogano i morti, dimenticando come si scrive da vivi

Vanta innumerevoli tentativi di imitazione il più bel libro della storia letteraria dell'Italia repubblicana , Le interviste impossibili , che Bompiani pubblicò nell'ottobre 1975 verbalizzando le trasmissioni di Radio 2 in cui i massimi scrittori dell'epoca intervistavano i più singolari personaggi storici. Italo Calvino veniva catechizzato da Montezuma, Luigi Santucci tentava di tener fermo il piccolo Mozart, Guido Ceronetti discettava di brodi con Artusi, Luigi Squarzina si rivolgeva senza punteggiatura a Dante Gabriel Rossetti, Vittorio Sermonti schivava le schioppettate di Bismarck, Umberto Eco indagava il senso della scienza con Pitagora, Edoardo Sanguineti urlava “papà!” un Freud; e poi Malerba, del Buono, Castellaneta, Sciascia… Un all star game il cui destino dice molto dei gusti dei lettori: mentre l'ultima edizione integrale Donzelli risale al 2006 e reca un cd audio ormai démodé (meglio ascoltare le puntate su RaiPlay Sound) – e mentre Giorgio Manganelli imbizzarrito continuava a produrre in proprio Le interviste impossibili raccolte da Adelphi nel 1997 – ecco una torma di epigoni non sempre all'altezza : solo nel 2025 sono usciti sei titoli col marchio, evidentemente non registrato, “interviste impossibili” , altri quattro nel 2024, sei nel 2023, e sempre di autori italiani.

L'intervista impossibile ci piace così tanto un po' perché molti nostri autori si sentono classici mancati, sin da Dante “sesto fra cotanto senno” ; un po' perché invale la convinzione che i grandi del passato hanno qualcosa da insegnarci, una smania didattica che non li abbandona neanche dopo la decomposizione . Eppure, basterebbe rileggere Le interviste impossibili originali per accorgersi che l'intento era l'opposto della letteratura impegnata . C'è persino un Camilleri cinquantenne che intervista Stesicoro, l'arcaico poeta imerese che, montalbaneggiando qua e là, ricusa ogni interpretazione politica dei propri scritti e rivendica: "Una poesia scrissi. Vuoi che obbligassi tutti a capirla nello stesso modo? Non consigliava niente a nessuno, non diceva voi dovete fare questo o voi dovete fare quello... La poesia campa sull'equivoco, e più grosso è l'equivoco più la poesia ci ingrassa".

 

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