Una fogliata di libri
E' vivo un fiume?
La recensione del libro di Robert Macfarlane edito da Einaudi, 432 pp., 22 euro
Avvertenza: questo libro è sconsigliato vivamente ai negazionisti climatici. Il recensore, quindi, non inizierà con la frase “in fondo il mondo è sempre stato un posto altalenante per quel che riguarda il meteo” ma neppure si potrà accontentare col chiudere con l’elencazione delle serie storiche pluviali o di esondazione perché Robert Macfarlane, come saprà chi ha letto i suoi precedenti testi, ha al suo arco molte frecce narrative oltre che scientifiche. Amitav Ghosh – che ne sa – definisce questo ultimo libro dell’autore inglese che è nato a Oxford nel 1976 e vive a Cambridge, dove insegna presso l’Emmanuel College, “un’opera di straordinaria bellezza, un inno poetico che celebra la vitalità della Terra e mostra le nuove forme dell’agire politico che questa può ispirare” e mette così in risalto gli “angeli” – come li chiama l’autore – che combattono per l’inversione della tendenza antropocentrica. I vari Wayne, Giuliana, Yuvan che accompagnano i suoi viaggi tra Canada, Ecuador (Los Cedros) e Chennai in India (una città con un’area che è all’incirca il 25 per cento di quella di Mumbai, ma ha circa il 40 per cento della sua popolazione e sta assistendo negli ultimi anni a un genocidio ittico senza precedenti).
L’autore scrive però la sua spoon river senza aria da menagramo e con parole di speranza e resistenza ma pure d’attualità: “Sono venuto a Chennai in cerca di fantasmi, di mostri e di angeli. I fantasmi sono quelli dei fiumi che devono essere uccisi perché questa città resti in vita. I mostri sono le forme terribili che questi fiumi assumono ogni anno, quando i cicloni o i monsoni li fanno risorgere. Gli angeli sono coloro che vegliano sulle vite dei fiumi superstiti”. In fondo, e l’epilogo della sua storia lo epifanizza, c’è bisogno di immaginare un futuro epigonale (non solo epilogale) felice e chi ha figli come Macfarlane e ha a cura la natura non può sottrarsi perché “questo libro è un viaggio attraverso un’idea che trasforma il mondo: l’idea che i fiumi siano vivi” (Eh sì – spoiler – la domanda del titolo è retorica!). Il premio concesso in cambio a chi vive nella dimensione-intuito dei fiumi come corpi vivi con i loro diritti (qualche costituzionalista più presente ai suoi tempi l’ha azzardato in commi) è visibile e l’angelo-Giuliana lo dice: “Se indovini la notte e il posto giusti, puoi vedere tutte le vene della foresta che si accendono, puoi vedere che ogni cosa è connessa! – E sottovoce aggiunge, come tra sé e sé: – Nessuno è senza un altro”.
Robert Macfarlane
E’ vivo un fiume?
Einaudi, 432 pp., 22 euro
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