Una fogliata di libri

Addio mai. Poesie 1956-2016

Riccardo Bravi

La recensione del libro di Kikì Dimulà edito da Donzelli, 350 pp., 34 euro

Nata ad Atene nel 1931, vissuta sempre nella stessa città e morta nella capitale ellenica nel 2020, Kikì Dimulà è riconosciuta come una delle più grandi poetesse greche del Novecento, avendo saputo marcare con la sua voce la cosiddetta “seconda generazione del secondo Dopoguerra” di poeti greci sconfitti e delusi in primis dalla Seconda guerra mondiale e, in seguito, dalla guerra civile che destabilizzerà ancor più massicciamente, sia a livello storico che sociale, gli abitanti di questo antichissimo paese.
Riproposta ora al pubblico italiano in questo ponderoso volume edito da Donzelli, la voce di Dimulà viene colta nella sua organica complessità, dagli esordi sino agli ultimi anni di vita in cui, però, il desiderio di scrivere si palesava ancora ardente, essendo la poesia per lei legata intrinsecamente alla propria vita. Allora dentro questo florilegio di versi composti lungo l’arco di un intero sessantennio, la poetessa greca scandisce con grande armonia le diverse fasi che accompagnano l’esistenza sua e dei propri cari, per mezzo di versi dall’andatura classica e spesso didascalica, che si rastremano progredendo nel corso degli anni verso forme dall’accezione “straniante”, come asserisce Francesca Zaccone nella postfazione al volume. L’andamento delle poesie compendiate in questo lavoro è ad ogni modo meditativo ma non risulta mai né troppo intellettualistico né eccessivamente astratto: Kikì Dimulà si misura in effetti con le grandi tematiche che sono alla base dei rapporti tra gli esseri umani sin dalla notte dei tempi, in una accezione spesso dubitativa verso Dio e gli dei della tradizione greca, senza mai però cadere in un atteggiamento negativo di rassegnazione o di lamento. L’interrogazione e il dubbio diventano pertanto situazioni centrali nei versi della poetessa greca, insieme all’elemento visivo della fotografia e dell’evocazione dei ricordi delle persone care scomparse, in particolar modo del marito Athos Dimulàs, figura che si fa presenza-assenza in innumerevoli liriche e a cui è dedicata la raccolta eponima Addio mai (1988): “Non ho più tue notizie. / La tua foto stazionaria. / Guardi come chi sta per arrivare / sorridi come chi no.” In questo caso, tra l’altro, vi si può scorgere tutta la dichiarazione di poetica di Kikì Dimulà, l’idea cioè della convivenza tra vivi e morti, tra la paura della fine e l’accettazione del ricordo che ne segue. E nei versi seguenti del poemetto “Inaspettative”, ecco che ciò appare in maniera più evidente, lasciandoci in bocca una dolce malinconia: “E un giorno forse ci incontreremo / lassù. / In una radura boscosa / con ombrose inaspettative / e sempreverdi mutamenti. / E allora ci rapirà / una folle inconoscenza / che l’incontro genera quaggiù”. 

 

Kikì Dimulà
Addio mai. Poesie 1956-2016
Donzelli, 350 pp., 34 euro