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Una fogliata di libri

Per un'ora, almeno quei quattro sono felici

Marina Corradi

Un po' dopo le quattro, al bar sotto casa, è l'ora della partita a carte. Ma il gioco non è fare scopa: è insultarsi tra vecchi compari, ridere per ricordarsi che sono amici 

Un po’ dopo le quattro, al bar cinese sotto casa. Nel dehor scalcagnato è l’ora della partita a carte. A un tavolino quattro birre e quattro giocatori, i soliti. Uno milanese, uno direi lombardo. Uno napoletano, il quarto non decifro di quale sud. Una compagnia affiatata. Giocano a quest’ora, sempre, a scopa. Mi siedo vicina, bevo una Coca. In realtà, sto a guardare. Uno spettacolo. Raro ormai a Milano assistere a una coscienziosa partita di scopa. Tutti vanno di fretta, oppure ciacolano ebbri, all’happy hour. Ma rivedere il vecchio mazzo consunto con le picche e i quadri, mi commuove. Con il primo giro già i quattro si agitano. Ma chi c. ha fatto le carte? domanda il milanese, irritato. “Gioca e taci”, gli intima quello del sud. “Il tre di picche? Ma che c. fai?”, sussulta il napoletano alla carta gettata sul tavolo. 


“Se non avevo altro, genio…”.  Sotto al tavolo i piedi scalpitano. Credo che giochino, poca roba, ma a soldi. Pensionati. Il lombardo ha uno chignon di capelli grigi da sessantottato. Sono operai, direi ex compagni. Soppesano le carte sciupate fra le mani grosse. Un’altra birra. Anzi no, grida uno, un whisky. La partita si scalda. “Ma tu veramente non capisci un’ostrega”, alza la voce il milanese con il napoletano. Quello con un sorriso e il suo fantastico accento lo manda serenamente aff. Il taciturno lombardo severo esorta: ragazzi, giochiamo. Ma il gioco non è fare scopa: è sfottersi, insultarsi fra vecchi compari, dirsene di ogni – per ridere. Non giocano a carte, ma a litigare e a urlarsi addosso. Ridono, per ricordarsi che sono amici.  Fantastiche regine, ori e picche, mescolate e tagliate: e, sempre, quelle sbagliate. Fantastici giocatori nella loro bolla di pace, in un bar cinese di Milano. La tv nel locale parla di droni russi sulla Polonia. Fumi di guerra, più vicini. Tuttavia: “Ma cosa c. giochi l’asso, pirla? Non si può, non si può giocare con simili idioti”, sbraita il milanese. E li stai a guardare: per un’ora, almeno quei quattro sono quasi felici.