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Una fogliata di libri - overbooking

Se l'editoria non cerca penne ma facce

Antonio Gurrado

Lo scrittore Giuseppe Cesaro ha deciso che farà sparire il proprio nome dalle librerie. Continuerà a scrivere, ma solo come ghostwriter. Il motivo è la bulimia del mercato editoriale

Ha fatto scalpore l’amarezza di Giuseppe Cesaro, noto all’editoria tanto come autore in proprio quanto come ghostwriter: con un lungo congedo, ha annunciato che Fatico a ricordare il tuo viso. E, ancora di più, la tua voce (La nave di Teseo, 144 pp.,  16 euro) sarà il suo ultimo romanzo. A differenza di tanti addii più o meno drammatici, questo ha la peculiarità di non comportare né la cessazione della scrittura né quella delle pubblicazioni. Cesaro ha infatti spiegato che continuerà a pubblicare, come ha fatto per trent’anni, limitandosi però all’attività di ghostwriter e facendo sparire il proprio nome dalle librerie; continuerà anche a scrivere, non solo per conto terzi, ma anche per sé stesso, inseguendo l’ideale letterario ed evitando di spedire i manoscritti alle case editrici. Quest’angolino di Foglio che si chiama Overbooking non può non essere sensibile alla razionalità dei dati sciorinati da Cesaro per circostanziare il ritiro: secondo i suoi calcoli, l’editoria italiana pubblica 85 mila nuovi titoli all’anno, cioè 230 al giorno, quasi 10 all’ora: “Sperare che il proprio libro venga notato è come sperare che qualcuno noti la tua pallina da ping-pong, all’interno di uno stadio colmo fino all’orlo di palline da ping-pong”.

Oltre a bulimia e aleatorietà, il suo rifiuto è più in generale dovuto a un’editoria in cui “non si cercano penne” ma “si cercano facce”, ossia persone già note il cui nome applicare sulla copertina di un volume scritto da un ghostwriter (oggi; domani, da ChatGpt) e, soprattutto, in cui i casi editoriali sono “foglie di fico”, “fake costruiti a tavolino”: inserite qui degli esempi a vostro piacere. Credo che la comprensibile amarezza di Cesaro non sia data dal senso di fallimento personale, come si potrebbe sospettare nonostante la sua ottima fama nel settore, bensì dalla prospettiva apocalittica che sottintende. Poniamo che tutti gli scrittori entrino in sciopero come lui: pubblicare solo come ghost e scrivere lasciando tutto nel cassetto. Ai lettori arriverebbe solo paccottiglia e l’editoria italiana dovrebbe affidare la ricerca di autori validi ai lasciti testamentari, diventando un’editoria postuma, un’editoria da tombaroli.

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