Poesie e prose di Camillo Sbarbaro

Giulio Silvano

È finalmente uscito il Meridiano di un poeta di difficile definizione, dalla penna secca ed essenziale

Finalmente un Meridiano per Camillo Sbarbaro! Poeta di difficile definizione, nato a Santa Margherita Ligure nel 1888, morto a Savona nel 1967, dalla penna secca ed essenziale, con influenze pascoliane e visioni leopardiane. Autore dall’animo malinconico ma beffardo, schietto, fu un camminatore capace di creare disorientanti vertigini sensoriali rappresentando un paesaggio. Solitudine e meraviglia, tra “apathia e pathos”, come scrive Enrico Testa nel saggio introduttivo. Pochi come Sbarbaro sono riusciti a rappresentare la liguritudine, mood che esce fuori in particolare nei suoi “Trucioli”, esempio autentico di poesia in prosa. La Liguria è una “scarsa lingua di terra che orla il mare”, “morsa dal sale come anello d’ancoraggio”, terra in cui visse quasi tutta la vita, tra Savona e Spotorno. Cantore della notte – “Vado per la città solo la notte: / e l’odore dei fondaci al ricordo / vince l’odor dell’erba sotto il sole” – delle case chiuse, dei vicoli, della gente che passeggia e che beve, narratore preciso di quegli improvvisi momenti di scoramento davanti all’inevitabile angoscia del vivente; ma anche cantore della natura, alternativa alla realtà e al tempo, abbaglio e conforto, guardando un gallo, un albero di olivo, ascoltando il vento. 

Sbarbaro passò gran parte della vita a raccogliere e catalogare licheni, “il più multiforme dei vegetali” che “prospera dalla regione delle nubi agli scogli spruzzati dal mare” e “la città è la sola barriera che lo arresta”. Nel volume son presenti alcune foto in cui il poeta gratta via un lichene da un albero, o lo studia con una lente d’ingrandimento. 
Precisissima la lunga nota biografica del curatore e utilissima per fare da sponda al saggio introduttivo di Testa, che tra le altre funzioni ha quella di staccare da Sbarbaro l’immagine scolastica e mediatica di poeta isolato, del bohemien ritirato nella sua regione. Non eremita, semplicemente ligure. 

 

Nelle note sono riportati gli incontri con figure cardine della letteratura italiana novecentesca – Eugenio Montale, Dino Campana, Bobi Bazlen – e si vede quanto le amicizie siano state ancora di salvezza per i ciclici periodi di depressione del poeta che lo colpivano ogni paio d’anni. Se un Meridiano, derivazione italiana della Pléiade, è un modo per consacrare l’opera e l’autore e presentare ai lettori testi inediti e curatele d’eccellenza, qui diventa anche strumento per mostrare il poeta di Santa Margherita sotto una luce più documentata.
 

 

Camillo Sbarbaro
Poesie e prose
Mondadori, 1.744 pp., 80 euro

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