Morsi

Andrea Frateff-Gianni

La recensione del libro di Marco Peano (Bompiani, 192 pp., 17 euro)

Una pandemia in un mondo senza adulti che implode in se stesso, tra misteriose minacce, incubi, visioni e bestie affamate di sangue. Vi ricorda qualcosa? E’ una storia di provincia che ha molte risonanze con le nostre vite attuali, Morsi, il nuovo romanzo di Marco Peano edito da Bompiani.

L’autore, classe 1979, nella vita è anche editor, uno che conosce a menadito il mestiere e che la letteratura la respira, oltre che possederla. Con Morsi infatti crea un Frankenstein composto da più elementi, che contiene al suo interno un mix di echi lovecraftiani e influenze pop alla “Stranger Things”, ai quali vengono aggiunti gli straniamenti ammanitiani di Anna, una serie di riferimenti al Golding del Signore delle mosche e la psicologia complessa dei Peanuts. Siamo nel 1996 a Lanzo torinese, un piccolo  paese tra le valli, dove il tempo sembra essersi fermato; da qui seguiamo le vicende di Sonia, una bambina, ospite a casa della nonna, le cui vacanze di Natale si trasformeranno in un autentico inferno. Ma cosa accadde esattamente quella mattina all’Istituto comprensivo statale “Luigi Perona” di Lanzo? Cosa fu esattamente quello che tutti in paese chiamano “l’incidente”? A scoprirlo l’aiuterà Teo, un goffo e grassoccio ex compagno di scuola, con il quale si troverà ad affrontare questa ondata di terrore accaduta oltretutto in quell’irripetibile e tormentato momento della vita in cui si sta in mezzo tra l’infanzia e l’adolescenza. “Così alle nove e mezza di mattino del primo gennaio del 1997, s’incamminarono verso il paese. Chi li avesse visti insieme, zaino in spalla, avrebbe pensato a due ragazzini che stanno andando a scuola. Proprio lì erano diretti: nel centro esatto del caos, dove tutto aveva avuto inizio”, recita, citando il testo, la quarta di copertina del libro, svelando l’atmosfera cupa e misteriosa che Peano ha costruito intorno a questa favola nera, all’interno della quale, utilizzando lo stratagemma del soprannaturale, riesce a raccontare, nel più classico dei romanzi di formazione, il difficile passaggio all’età adulta. La copertina del libro, forse non a caso, cromaticamente ricorda quella di “Akira” di Katsuhiro Ōtomo, film del 1988 tratto dall’omonimo manga del medesimo autore  e considerato uno delle più grandi prove d’animazione e di fantascienza mai realizzati, che proprio come Morsi, cresce e si sviluppa, tramite un processo di distruzione e ricostruzione, compiuto da un gruppo di giovani adolescenti con una apocalisse intorno.

 

Marco Peano
Morsi
Bompiani, 192 pp., 17 euro

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