L'ottava vita (per Brilka)

Francesco Musolino

La recensione del libro di Nino Haratischwili (Marsilio, 1.148 pp., 24 euro)

Si dice che il numero otto equivalga all’eternità, al fiume che ritorna” e Brilka, la dodicenne in fuga da Amsterdam verso Vienna, sicuramente meriterebbe un tempo infinito. I capelli rasati pressoché a zero e gli occhiali tondi alla John Lennon, Brilka è una “bambina magica che passa attraverso le guerre”, una sorta di nuovo inizio verso cui sua zia Niza ripone la speranza di un necessario rinnovamento spirituale. Per la propria famiglia, per l’Europa del Novecento.

 

Scrivere un libro di 1.148 pagine al tempo delle app e dei social network, è un atto di cieca fiducia nel mondo e nei lettori. Eletto libro dell’anno per lo Spiegel, con 500 mila copie vendute in Germania, L’ottava vita (per Brilka) è un romanzo storico, ambizioso e appassionante che conferma l’allure internazionale della sua autrice, Nino Haratischwili, pluripremiata scrittrice e drammaturga georgiana che in queste pagine si dimostra capace di raccontare una grande saga familiare, intrecciando la vita delle donne della famiglia Jashi. Intere generazioni che corrono lungo il Ventesimo secolo, dal 1917 ai giorni nostri, passando da Londra a Berlino, da Vienna a Tbilisi, da San Pietroburgo a Mosca. Da Stasia, nata nel 1900, fino a Brilka, nata nel 1993, che perdendosi nel cuore dell’Europa, “costringe” Niza a ripercorrere a ritroso la storia di una famiglia legata alla ricetta segreta di una famigerata cioccolata calda, quasi un filtro miracoloso.

 

Non fatevi spaventare dalla mole, se siete alla ricerca di un romanzo storico con un respiro e una voce narrante femminile probabilmente vi basterà leggere le prime pagine per far affiorare una solida tecnica capace di intersecare i tempi e i piani temporali con grande naturalezza, riuscendo a costruire senza apparente fatica l’affresco di queste vite che corrono parallele, mantenendo un timbro di voce intimo, capace di accostarsi al nostro orecchio.

 

In questo romanzo disseminato di brillanti epigrafi, da Maksim Gor’kij a Michail Gorbaciov, Nino Haratischwili tesse un ricco puzzle familiare sottolineando la testardaggine con cui queste donne, ciascuna nel proprio frangente, si oppongono ai dettami della dittatura comunista e al rigido patriarcato mentre la storia mondiale – dall’ascesa alla caduta dell’impero sovietico, passando per l’assedio di Leningrado e la Primavera di Praga – incombe sul loro destino. Haratischwili ha sovente un tono da fabula ma quando chiama in causa Stalin, gli appioppa dei nomignoli – Iosif, Soso o Koba – e non gli risparmia nessun crimine, centrando l’attenzione ora sulle donne Jashi, ora sulla sorte della Giorgia, un paese intorpidito dal sogno dell’impero. L’attenzione al profilo storico e il modo in cui i grandi personaggi lambiscono la vita delle protagoniste sono ben più importanti dell’escamotage della cioccolata calda o dell’anziana nonna, visitata dagli spiriti che sembra strizzare l’occhio a Márquez. Così, andando alla ricerca di Brilka, arriva il momento in cui realizziamo che Nino Haratischwili, in realtà, in questo romanzo racconta il costo umano di ogni tirannia, il modo in cui è capace di soggiogare le esistenze dei sudditi in nome di un folle ideale di grandezza.

  


 

Nino Haratischwili
L’ottava vita (per Brilka)
Marsilio, 1.148 pp., 24 euro

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