Un minuto di silenzio per il minuto di silenzio, vittima dell'imbecillità

Alessandro Giuli
Che cosa c’è di più meschino che mettersi a fischiare durante l’occasionale minuto di silenzio indetto allo stadio per commemorare la scomparsa di questo o quel personaggio noto?

Che cosa c’è di più meschino che mettersi a fischiare durante l’occasionale minuto di silenzio indetto allo stadio per commemorare la scomparsa di questo o quel personaggio noto? E’ appena successo in varie curve, per lo più toscane (i fiorentini, i lucchesi in trasferta a Livorno), ma anche all’Olimpico e a Marassi, e perfino al Friuli, nei confronti di Carlo Azeglio Ciampi, il livornese presidente emerito. Protetto dall’anonimato della massa indistinta, incoraggiato da un malinteso senso d’impunità collettiva, il fischiatore del minuto di silenzio crede di esprimere così il proprio scontento totale nei confronti del mondo politico, se non pure della natura matrigna che lo ha generato scemo.

 

Ma altrettanto scemo, e peggiorativo, è l’istinto repressivo dei soliti poliziotti di complemento: tu fischi, io ti denuncio, ti arresto, ti metto alla gogna. Peggio del peggio. C’è un solo modo per porre fine al triste contenzioso sonoro: abolire il minuto di silenzio e trasferire in altre sedi l’esigenza rituale del cordoglio muto, oppure sostituirlo con l’Inno nazionale. E ora vi prego di comporvi in un minuto di silenzio per la scomparsa del minuto di silenzio.

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