Non correre: pensa a Totti, il talismano della felicità

Alessandro Giuli
Che gli vuoi dire, a Francesco Totti. Ha passato metà del secondo tempo a riscaldarsi, a modo suo naturalmente, fingendo scatti e allunghi, mentre in realtà passeggiava nervosetto, parlottava con De Rossi, soffriva come noi tutti. Poi, a una manciata di minuti dal fischio finale, è entrato in campo sospinto più dall’ovazione del pubblico che dai muscoli.

Che gli vuoi dire, a Francesco Totti. Ha passato metà del secondo tempo a riscaldarsi, a modo suo naturalmente, fingendo scatti e allunghi, mentre in realtà passeggiava nervosetto, parlottava con De Rossi, soffriva come noi tutti. Poi, a una manciata di minuti dal fischio finale, è entrato in campo sospinto più dall’ovazione del pubblico che dai muscoli. Il primo pallone, un fallo. Poi ha ciabattato qui e là, guardando di striscio verso la panchina, per vedere se Spalletti disapprovava.

 

Poi uno, due tre palloni disegnati con piedi rinascimentali, l’ultimo dei quali ha innescato il gol partita. Che gli vuoi dire, ormai. Non sarà più un calciatore, forse, ma come minimo è un talismano d’oro, un totem venerabile e venerato, un magnete vivente. E la cosa più bella è che funziona a meraviglia. Fossi Spalletti, che pure se lo rimirava di nascosto, incredulo e indeciso, altro che dirigente… lo appenderei perfino al cruscotto dell’automobile: non correre, pensa a Totti.

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