
Ricchezza infelice
In un’epoca nella quale la psicologia del successo si presenta come l’ultimo Graal del neoliberismo, per affrontare il sinistro festival di violenze politiche, economiche ed ecologiche nelle quali ci troviamo coinvolti, la biografia di Karl Marx, scritta dal polemico giornalista inglese Francis Wheen, può essere letta come un potente antidoto ai programmi di allenamento e di sviluppo personale. Può darsi che, leggendo delle allegre sventure di Marx, vada creandosi un’antipsicologia dell’io per utenti di un mondo in decomposizione. La felicità, in quanto successo personale, non è altro che l’estensione della logica del capitale alla produzione della soggettività.
Interessandoci alla difficile e tumultuosa vita di Marx è possibile concludere che, contrariamente a quanto la psicologia dell’io e del miglioramento personale cercano di farci credere, la felicità non dipende dal successo personale, né dall’accumulo di proprietà o di ricchezze economiche. […] La vita di Marx, luminosa e difficile, c’insegna che la felicità è una forma d’emancipazione politica: il potere di rifiutare le convenzioni morali di un’epoca e con esse il successo, la proprietà, la bellezza, la gloria o la dignità come le principali linee intorno a cui organizzazione un’esistenza. La felicità sta nella capacità di percepire ogni cosa come facente parte di noi stessi, proprietà al contempo di tutti e di nessuno.
Paul B. Preciado, su Libération, tradotto da Internazionale il 27 ottobre 2016
(foto di Pierre Wolfer via Flickr)


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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