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Terrazzo
Tu Zohran, io demure. Ecco la nuova first lady di New York
Tutti pazzi per Rama Duwaji. Classe 1997, "ha già ridisegnato il dress code delle mogli dei politici". Sul palco si era presentata con un top di una deisgner giordana-palestinese. Make Hipsters Great Again?
“Very demure, very mindful”, si diceva sui social l’estate scorsa in contrapposizione alla Brat Summer che tanto aveva scortato l’hype della candidata Kamala Harris, catapultata all’ultimo. Compostezza, modestia, una forma di eleganza sobria e riflessiva, opposta quindi al grido libero, alla risata sguaiata, alle baracconate trap e brat. E “very demure, very mindful”, rispunta fuori per descrivere la nuova futura first lady di New York City, la moglie del musulmano socialista Zohran Mamdani, moglie che sembra uscita da una colazione da Necci, da una visita all’Ica, da un giro al Balon, o da un photoshoot di Vice. Illustratrice, anche nota, tra New Yorker e Tate Modern, texana con genitori di Damasco, e che ha conosciuto il giovane futuro sindaco socialista su Hinge, un po’ un Tinder Ivy League. E già tutti la tirano fuori come “grande donna dietro il grande uomo” perché ha disegnato tutta la grafica della campagna, perché ha consigliato le cose giuste. E già tutti postano le foto di loro che si amano, che si danno i bacini, che si tengono la mano, che si danno coraggio. Forse è così che i boomer vedevano i reali inglesi. Forse Mamdani e sua moglie sono, insieme, la Lady Diana dei millennial.
Le riviste sono già imbizzarrite. La first lady Rama Duwaji, nata nel 1997, dice Marie Claire Usa nemmeno 24 ore dopo il voto, “ha già ridisegnato il dress code delle mogli dei politici”. Si è presentata sul palco con un top di una designer giordana-palestinese, un vestito-statement pro-pal. E c’è chi già la paragona a una Jackie Kennedy Onassis della Gen Z. Io Donna ha già elogiato il suo “caschetto corto e chic”, un “micro-bob con frangia preppy”. Vogue Usa invece posiziona questo “cool girl haircut” tra un bob e un pixie (“bixie”). “Capelli da attivista”, titola Amica.it. “Visibilità gentile”, dice invece Il giornale dell’arte. Sarà il clickbaiting, ma era da tempo che una first spouse non riceveva così tanto hype, nemmeno Melania Trump in negativo, se non nei meme dove la paragonavano a Carmen Sandiego. E’ la rivincita del vintage-attivismo? E’ il momento di spotlight di chi vedeva in Brooklyn il paese delle meraviglie, dalla sua cameretta a Collina Fleming o a Cosenza? Ovviamente in Italia – come il Pd ha fatto con Mamdani e come Veltroni faceva come Obama – nel mondo Instagram c’è già la corsa all’identificazione con Duwaji e c’è chi sogna già di conoscere sulle app di incontro il prossimo Gualtieri trentenne socialista (“si carbonara, no renziani” scrivono su Tinder).
Al Pigneto e a Isola stanno impazzendo, perché è come vedere Deborah Levy vincere il Nobel, è come se NaturaSì diventasse l’Esselunga, è come se tutta questa fase trap-Labubu non ci fosse mai stata e fossimo ancora nel 2013 ad aspettare il secondo album dei Cani (la band). E’ come se alla fine tutta questa estetica hipster importata, di seconda mano, macinata a suon di abbonamenti a N+1, 33 giri dei Vampire Weekend e hamburger vegani sulla Casilina pensando di esser a Williamsburg, non fosse stata davvero sprecata. Make Hipsters Great Again?