Terrazzo
Nessuno sfratti Giordano. Una nuova legge anti occupazioni rischia di affondare il retequattrismo immobiliare
Se la stretta sugli sfratti passerà davvero, la maggioranza incasserà voti record, ma Mario Giordano perderà la sua saga più popolare: l’epopea televisiva dei “Ladri di case”. L’ossessione per chi “non paga affitto” racconta molto più di noi che degli abusivi
Se una nuova legge anti morosi allo studio di Fratelli d’Italia andrà in porto, e se non inseriranno qualche arabesco all’italiana (si parla già di una “authority” sugli sfratti, vabbè, siamo sempre in Boris) la maggioranza rischia di ottenere il 110 per cento (non il bonus, ma i voti) alle prossime elezioni. Già il Ddl Sicurezza aveva introdotto sfratti più facili, ma solo per la prima casa (se ti occupano quella al mare il cattivo sei tu, è l’housing sociale, o balneare, all’italiana). Adesso l’idea di poter sfrattare liberamente, senza attendere trent’anni di cause, o un programma televisivo, chi sta da te e non paga, mare o montagna che sia, risulta rivoluzionaria (altro che separazione delle carriere).
Il concetto di “morosità” è, di nuovo, tutto italiano, direbbe Stanis Larochelle, ma in effetti spiegarlo a un americano è impossibile, laggiù non puoi nemmeno entrare in un giardinetto privato, figuriamoci rimanere in un appartamento non tuo. In Italia però è diverso. Nonostante siamo il paese con più case di proprietà (circa il 70 per cento) siamo anche quello con i “movimenti per la casa” (altrui) e il diritto alla casa (sempre altrui), e probabilmente anche quello, unico al mondo, dove si preferisce non darla in affitto, avendola, perché tra le tasse e il rischio che l’inquilino non se ne vada mai più, è meglio metterci le scarpe, darla a un cugino, murarla. Negli ultimi anni poi è molto cresciuto, non si sa se nella realtà o nella percezione, questo fenomeno delle “occupazioni”, sostantivo che un tempo si riferiva solo ai licei, magari con la k, e più tardi si voleva semmai “occupy Wall Street”. Adesso pare invece un problema all’ordine del giorno, non si sa se reale o indotto dai media; se metti casa tua su Airbnb poi ti ritrovi l’inquilino che cambia la serratura e rimane a vita, choc che nessuno di noi ha mai sperimentato ma ci spaventa tantissimo (l’Airbnb che cambia la serratura è per il 2025 come il “benvenuto nell’Aids” del 1990). Però, se questa legge, che permette di sfrattare chi non ti paga dopo soli due mesi, andrà in porto, oltre al plebiscito, e forse al calo dei prezzi a causa dell’offerta di case che la gente si fiderà di nuovo a dare in affitto, si avrà un’altra conseguenza, questa negativa, anzi nefasta: la fine di un genere televisivo.
Quello dei “Ladri di case” come si chiama la sezione apposita su Mediaset Infinity, una tipologia precisa, inventata, gli va dato atto, da Mario Giordano. Sul Raiplay di Pier Silvio ci sono tantissimi video (“Ladri di case: l’abusiva che occupa da cinque anni”; “Ladri di case, l’occupante non paga da due anni e mezzo e non se ne va”; “Ladri di case, l’abusiva che ha pagato solo un mese” fino a “Ladri di case, ecco il record dei record: 10 anni da abusivi”) che vengono prima di altre sezioni hot come “Moschee illegali: così gli islamici calpestano la legge” e “Giovani e sesso malato”. E tutti sono presi da “Fuori dal coro”, punta del retequattrismo appunto immobiliare, capitanata da Giordano. Se al Centro sperimentale di Cinematografia o su Masterclass insegnassero questo “genre”, diremmo che esso prevede: musica angosciante, camera a mano, e l’intervistatrice, quasi sempre donna, che insegue gli occupanti chiedendo a brutto muso: “Vincenzo, perché non paghi?” “Giovanna, perché non te ne vai?”; “Piero, perché non sloggi?”. Un “walk and talk” meglio di Aaron Sorkin, dove l’intervistatrice di okkupanti non molla l’osso; su una colonna sonora tipo Profondo Rosso, coi Goblin a tutto volume, incalza i morosi: “è comodo stare in casa d’altri senza pagare eh!”, magari con accento lombardo, anche nella versione col legittimo proprietario che interviene da bordo strada, a distanza protetta magari per evitare lanci di oggetti. “E’ casa mia, hai capitoooo!”. La fotografia ha toni caldi e accesi, e si alterna a spezzoni in bianco e nero, ralenti, zoom, fermo immagine su cancelli e inferriate. Nessuno strumento della moderna cinematografia viene risparmiato.
L’okkupante più prelibato è ovviamente straniero, possibilmente nero, anche rom va benissimo. L’okkupante abusivo per Giordano è come il maranza per Del Debbio, è il perfetto antagonista, il contraltare (ricordiamo la leggendaria puntata di aprile 2024 di “Fuori dal coro” dove Del Debbio scacciò il trapper maranzissimo Baby Touché non una ma ben due volte, con ascolti che batterono la Meloni contemporaneamente da Vespa).
Ultimamente, forse a corto di occupanti stranieri, ci sono molte puntate al sud Italia (“Siamo qui in Cilento, la signora Maria non paga da cinque anni”; “Giuseppina, perché non se ne va?” dice l’inviata retequattrista con canotta e cappellino da baseball, e sembra Kristi Noem, la ministra dell’Interno di Trump, che va a caccia di immigrati col Rolex). L’occupante, sempre brutto sporco e cattivo, dalle inviate retequattriste viene inseguito, titillato, stalkerato, fino a ché non dà finalmente in escandescenze, magari rifugiandosi in auto, o dentro casa, e immancabilmente arrivano i carabinieri o la polizia, anche se qui la legge è Rete 4. A volte l’okkupante frappone motivazioni non insensate (“Ma sei un giudice tu? Ma che ne sai?”. E poi: “ti faccio un mazzo così”). A quel punto si torna in studio.
Ecco, tutto questo ben di Dio potrebbe scomparire, rendiamoci conto. La caccia all’okkupante di Mario Giordano è un grandissimo guilty pleasure alla pari di altre innovazioni di quel Giorgio Strehler dell’infotainment (il monologo iniziale concitato “contro Halloween, che rovina le nostre radici”, con un’enorme zucca in mano, o anche “stasera partiremo dal pericolo Islam”, o, circondato da pupazzi di Star Wars e con uno spadone-neon in mano che inizialmente si rifiuta di accendersi, urlando “come si fa a combattere il lato oscuro della previdenza!”). Tra l’altro a Giordano va dato atto anche della sua coerenza. Da mesi strepita proprio contro le regole sulle case occupate introdotte dal Ddl Sicurezza, considerate troppo leggere. “Ma che cazzo di legge hanno fatto” ha urlato, indirizzato idealmente alla presidente del Consiglio o ai suoi. Come se fossero dei semplici okkupanti di Palazzo Chigi, vabbè.