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Terrazzo

Il romanzo della Rinascente

Camilla Baresani

Da D’Annunzio a Giorgio Armani, la storia di un mito milanese raccontata in un romanzo. La fortuna commerciale, le file, l'incendio e la doppia rinascita 

"Giorgio Armani, tanto piacere”. Siamo nell’ultima pagina di un romanzo che racconta la storia del grande magazzino La Rinascente, romanzo che, per caso del destino, è arrivato in libreria proprio nei giorni in cui si celebravano i funerali di Armani. Un milione di scale. Le ragazze della Rinascente (editore Neri Pozza) si chiude nell’ottobre del ’58, mentre viene sostituito l’allestimento delle vetrine e il futuro stilista, che “indossa una giacca morbida, disarticolata, su un paio di jeans”, dà indicazioni a una squadra di collaboratori. La prima pagina del romanzo invece racconta il 18 agosto del ’43, tra le macerie dei bombardamenti che hanno colpito Piazza Duomo: voragini, frammenti di statue e capitelli, la Rinascente distrutta. L’autrice, la storica dell’arte Giacinta Cavagna di Gualdana, torna poi a ritroso ricostruendo, attraverso le vicende di Bice, Eleonora e Cristina, la storia dell’elegante grande magazzino che ha fatto la storia commerciale di Milano, si è espanso nei capoluoghi italiani con le sue ambiziose architetture, ha dato lavoro a Gabriele D’Annunzio, Gio Ponti, Albe Steiner, Bruno Munari, Franco Albini e Franca Heig, Marcello Dudovich, Pierre Cardin e, tanti altri, tra cui appunto il giovane Armani. Il romanzo è anche un riassuntone di storia italiana da fine Ottocento agli anni Cinquanta. Le colonie, le guerre mondiali, la politica e l’industria, il commercio e l’evoluzione dei consumi. Si ferma alle soglie del ’59, l’anno del boom economico, durante il quale, nel periodo natalizio fu necessario sbarrare gli ingressi della Rinascente tanto era l’afflusso.

Oggi le code si vedono solo davanti al negozio cinese di Corso Buenos Aires che vende i pupazzi Labubu. Dopo la scena della Milano bombardata dagli Alleati, il romanzo torna alle origini del grande magazzino fondato dai fratelli Bocconi, uno dei quali, Ferdinando, fonderà poi anche l’omonima università, titolata alla memoria del figlio Luigi, morto nella battaglia di Adua del 1896. Ferdinando, che aveva iniziato a lavorare come venditore ambulante di stoffe, nel 1865 aprì una bottega in via Santa Radegonda, accanto al Duomo, insieme al fratello Luigi. Come racconta Giacinta Cavagna, furono gli inventori del prêt-à-porter: prima di loro non esistevano abiti confezionati. La fortuna commerciale fu tale che in pochi anni, a forza di espandersi, arrivarono a costruire, su modello francese, un grande magazzino in piazza Duomo, ispirato a quelli di Parigi e Londra. Era il 1889. Il primo nome fu Aux Villes d’Italie, quello definitivo sarà invece impartito dal nuovo proprietario, Senatore (di nome, non di carica) Borletti: La Rinascente. Suggerito a Borletti dal suo amico Gabriele D’Annunzio, il nome venne registrato dopo l’acquisto nel 1917. Ma nel 1918 un incendio distrusse il grande magazzino che fu interamente ricostruito e inaugurato nel 1921: La Rinascente, di nome e di fatto. Una seconda rinascita avverrà poi dopo il bombardamento del ’43. La nuova sede di Piazza Duomo sarà inaugurata nel ‘50, su progetto di Ferdinando Reggiori. Modernissima, con scale mobili centrali, i mosaici di Massimo Campigli, il nuovo logo studiato da Albe Steiner. In mezzo, tra le pagine del romanzo, le tecniche di vendita, le strategie commerciali, la Standa, la Upim, i Monzino.

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