
Ansa
Terrazzo
La terrazza, il tempo lungo di un godimento estivo
E' il luogo della pausa, dello scambio dilatato in cui il dentro e il fuori divengono un luogo e un fatto unico. Dalla prima rivista prodotta da Ciao Discoteca Italiana alle Terrasses di Eleonora Marangoni, una panoramica
Lo sbalzo tipico del balcone che si staglia oltre il perimetro costruito si pone con l’intenzione non troppo nascosta d’imporre la propria presenza sul mondo esterno, segnando una differenza profonda e netta tra il dentro e il fuori. Dal “Vincere e vinceremo” di Piazza Venezia, al “Vieni, dolce notte... portami il mio Romeo!” di Verona, il balcone segna un momento di passaggio oltre il quale tutto non sarà mai più come prima. Al contrario la terrazza – pienamente compresa nella struttura architettonica – diviene il luogo della pausa, dello scambio dilatato in cui il dentro e il fuori divengono un luogo e un fatto unico. Se il balcone è lo strapuntino per un momento di gloria, la terrazza è il tempo lungo di un godimento estivo, un po’ la differenza che passa tra l’arcinoto predellino e una cabriolet vista cielo (entrambi politicamente parlando non certo privi di rischi, dal Duomo di Milano a Dallas).
E interamente dedicata alla poetica della terrazza è la prima rivista prodotta da Ciao Discoteca Italiana, un collettivo nato nel 2017 con base a Torino fortemente animato da un desiderio di ricodificazione culturale. Un’azione che spazia dalla musica alle stampe grafiche fino ai prodotti editoriali. La terrazza (realizzato in collaborazione con Witty Books) esplora così quello spazio un po’ magico e un po’ orientale che caratterizza il tempo lungo nella vita come nella giornata di chiunque possa permettersi un momento di distrazione. Uno spazio che sta nell’estate in città di Sarah Mazzetti come nella rivalsa politica, per cui “Un terrazzo ci vuole” di un ancora ingenuo Carlo Pastore che appena giunto a Milano colse subito la necessità di possedere un terrazzo in una città avara di tante cose, e in particolare di questo spazio di libertà. Ma La terrazza è anche rotonda sul mare dove si balla d’estate e ci si immalinconisce d’inverno così come le palafitte sparse tra Venezia e Chioggia in quella laguna che pare una visione lunare. I contributi alternano notizie a suggestioni, poesie a racconti e reportage mostrando l’infinita possibilità di un terrazzo non solo nelle sue declinazioni, ma nei suoi usi che mischiano il privato con il pubblico, il vizio con l’ozio, un po’ come avviene sulle altane della Serenissima, palafitte sui tetti in cui la nudità da spiaggia si presenta in una città in cui quando tutto è esposto alla luce del sole tutto diviene invisibile.
E poi oltre confine ecco le Terrasses di Eleonora Marangoni – Parigi ovviamente – disponibili a ogni ora del giorno e della notte, libere alla consumazione di un caffè notturno come di un croque monsieur con birra mattutino. Qui le gambe delle sedie in falso midollo s’incrociano e s’incastrano tra loro e con le gambe degli astanti. Così anche i discorsi, sempre declamati frettolosamente eppure sempre interminabili. Terrasses deputate all’appuntamento da dare così come al ritardo da concedere. La terrazza dunque – evidentemente – come rivista da consumarsi in terrazza, un piacere tanto erotico quanto sonnolento.


Terrazzo
Pastorale (di legno) americana
