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arte contemporanea

Enea contro Trump. A Palermo l'arte riabilita il senso delle migrazioni

Giulio Silvano

Il progetto Crossing Borders della Fondazione Ghenie Chapels celebra il valore delle migrazioni con arte contemporanea, coinvolgendo l’università di Palermo. Il 2 ottobre sarà svelato Il viaggio di Enea, un mosaico di Francesco Vezzoli che reinterpreta l’eroe troiano come simbolo empatico e universale

"Se non fermate le persone che non avete mai visto prima, con cui non avete nulla in comune, il vostro paese fallirà”; l’ha detto Donald Trump la scorsa settimana circondato dai marmi verdi valdostani nel palazzo dell’Onu. L’immigrazione, tema chiave della costante propaganda populista, è stato trasformato in un termine con un’aura negativa. Ma a ricordarci il lato vantaggioso del mescolarsi dei popoli c’è il progetto  Crossing Borders – Popoli in movimento  della fondazione Ghenie Chapels, fondazione che nasce dal progetto delle due cappelle della chiesa della Madonna della Mazza a Palermo, a cui si è unita quella dedicata a Santa Rosalia, a Santa Ninfa ai Crociferi. La mente dietro tutto, insieme al pittore rumeno Adrian Ghenie, è la principessa Alessandra Borghese, che presiede la fondazione con l’obiettivo “di lasciare un segno concreto a chi verrà dopo di noi”. Alle pale ipercontemporanee nelle cappelle siciliane, un Martirio di Pino Puglisi e una Crocifissione in Siria, “sentivo l’esigenza di aggiungere un ulteriore tassello, un tema per me centrale e imprescindibile nella società contemporanea: le migrazioni”, dice Borghese al Foglio, coinvolgendo anche l’università di Palermo “non solo come spazio espositivo, ma come partner attivo”.


E chi meglio di Enea, “de la romana stirpe autore, con l’armi sue celesti e con lo scudo che dianzi da le stelle era venuto”, per ricordarci che anche Roma (per non parlare del Queens o di Mar-A- Lago) è stata fondata e resa grandiosa dagli esuli? Quell’Enea eroe capace di piangere davanti alle immagini della guerra di Troia, commosso dalla capacità distruttiva umana. Quell’Enea, in fondo un turco figlio di Afrodite, che incarna quell’empatia di cui si ha bisogno oggi davanti alle guerre – altro che Boys don’t cry. E chi meglio del bresciano Francesco Vezzoli per mostrare visivamente queste lacrime, segno distintivo di entrambi, sul volto di Enea? E così il 2 ottobre nell’aula magna di Giurisprudenza dell’università verrà svelato il mosaico, Il viaggio di Enea (sunt lacrimae rerum) dove si vede il padre dell’Urbe versare lacrimone rosse fatte con le tessere (prodotte grazie alle maestranze ravennati) mentre naviga sul mare. “Cercavo un artista pop, mediatico e colto, con un approccio diverso rispetto agli altri coinvolti, spesso più legati a tematiche sociali”, spiega la presidente, che oltre a Vezzoli ha coinvolto anche artisti come Yuri Ancarani e Claire Fontaine (un bellissimo neon con la scritta leviana “i sommersi e i salvati”). “Conosco il lavoro di Francesco fin dai suoi esordi e di recente avevo visitato la sua mostra Vita Dulcis con statue archeologiche a Roma”, ci dice Borghese. “Gli ho proposto di riflettere su Enea, offrendogli una chiave storica e letteraria del tema delle migrazioni. Francesco ha accolto la sfida e ha sviluppato l’idea con grande finezza, sperimentando addirittura una tecnica per lui inedita: il mosaico”. Make Enea Great Again.