
Foto Youtube Canale Iuav Università di Venezia
Terrazzo
Gli 80 anni di Marco De Michelis
Da Berlino alla Triennale alla rifondazione dello Iuav. Il critico che ha fatto della discordia un metodo e dell’insegnamento un’opera, ha lasciato un’eredità che continua a interrogare le forme del presente
Auguri a Marco De Michelis, giunto all’età dei venerati maestri anche se probabilmente è una categoria che non gli piace essendo stato l’enfant terrible della scuola di Storia dell’architettura di Manfredo Tafuri, suo relatore di tesi all’Iuav. Nato in una grande famiglia di ascendenza luterana – il padre era un ingegnere che si è diviso per lavoro tra Porto Marghera e Milano – era il più a sinistra dei tanti fratelli De Michelis, battibeccando anche in pubblico con i più istituzionali Cesare, l’editore di Marsilio, e soprattutto Gianni, il gran socialista. Con Tafuri, Cacciari, Dal Co, Ciucci e altri De Michelis ha partecipato giovanissimo al ’68 e a “Contropiano” la rivista della critica dell’ideologia anche e soprattutto a quella di sinistra – solenne l’incazzatura di Carlo Aymonino per le critiche ricevute sui suoi progetti nella rossa Bologna. Sarà poi per un breve periodo consigliere regionale del Veneto per il PCI.
Negli anni si è legato con una particolare amicizia al francese Jean-Louis Cohen con cui nel 1979 ha curato una mostra a Parigi sull’architettura sovietica dei primi anni della rivoluzione. Dal 1980 al 1983 una borsa di studio della Fondazione Alexander von Humboldt ha consentito una lunga permanenza a Berlino presso la Technische Universität o presso la Bauhaus di Dessau, scrivendo una monografia sul defunto Heinrich Tessenow e sul vivente Oswald Mathias Ungers, litigandoci: le sue critiche anche agli amici, la sua ironia sofisticata non lo hanno fatto amare da tutti se non da un ristretto gruppo di allievi e happy few. Tuttavia, poco prima di morire, in un’intervista Tafuri disse che “Ma nello stesso tempo lui [De Michelis] ha fatto, per il contemporaneo, quello che io sto facendo per il rinascimento”. Oltre allo IUAV – indimenticabili le sue lezioni sull’amatissimo Adolf Loos - De Michelis ha insegnato anche alla Columbia di New York e negli ultimi anni alla Bocconi.
Negli anni ’90 è stato direttore di “Ottagono” e ha diretto la Triennale di Milano, promuovendo fra le altre due storiche mostre sul defunto Giuseppe Terragni e sul vivente Giancarlo De Carlo (litigando anche con lui), e curato insieme con Agnes Kohlmeyer una grande mostra sulla Bauhaus presso la Fondazione Mazzotta. Il suo capolavoro però non è tanto un libro o una mostra, quanto una nuova facoltà fondata a Venezia nel 2001 che ha svecchiato e anzi rivoluzionato i programmi accademici precedenti per una nuova scuola interdisciplinare che se non è stato il Bauhaus del XXI secolo poco ci manca: tutti professori a contratto, diversi chiamati a insegnare per la prima volta, Daniele Del Giudice (letteratura), Lewis Baltz e Guido Guidi (fotografia), Joseph Kosuth (arte), Maria Luisa Frisa (moda), Giorgio Agamben (estetica), Romeo Castellucci (teatro), Hans Ulrich Obrist (curating), Giovanni Anceschi (grafica) e molti, molti altri ancora. Oggi lo si può incontrare dalle parti delle colonne di San Lorenzo magari da Verso libri intento a a ritirare una pila di saggi e romanzi di cui è vorace lettore, Philip Roth e Alice Munro su tutti, “Per vederlo digerire / Con la perfidia che scudiscia ogni viltà” (Paolo Conte, Il maestro è nell’anima).