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Terrazzo

Se n'è andato il re delle poltrone

Manuel Orazi

In una notte di mezza estate è morto Franco Moschini, l’imprenditore che ha traghettato il saper fare marchigiano nel mondo, rilanciando Poltrona Frau attraverso il dialogo con i grandi architetti e promuovendo il design come motore culturale e civile

In una notte di mezza estate se n’è andato Franco Moschini, novantunenne imprenditore che ha impersonato tutta la storia industriale della provincia marchigiana e perciò di quella italiana. Dopo l’infanzia e gli studi a Macerata, Moschini fa esperienza a Milano e poi a Torino come già prima di lui Aristide, fondatore della dinastia dei Merloni di Fabriano (vallata dell’Esino). Viceversa Moschini si lega tramite matrimonio alla dinastia di Nazareno Gabrielli di Tolentino (vallata del Chienti), impresa artigiana che lavora la pelle per manufatti di qualità, come le agende per banche e professionisti spazzate via da internet. Nel 1962 però il suocero Nazareno Brandi manda Moschini a rilevare a Torino la Poltrona Frau che navigava in cattive acque ed era debitrice delle Concerie del Chienti di proprietà dello stesso Bravi. Fondata nel 1912, Frau vantava già allora forniture di pregio per la Real Casa Savoia, per il Parlamento e per grandi transatlantici. Negli primi anni ‘60, Moschini rilancia Poltrona Frau dalla nuova sede legandosi agli architetti milanesi – nel secolo scorso i designer infatti erano tutti architetti.

Il primo successo è la poltrona Dezza del 1965 di Gio Ponti, direttore di “Domus”, sempre rimasta in produzione, che univa al legno e al cavallino o alla stoffa anche i nuovi materiali come il poliuretano espanso dell’imbottitura. Un altro è stato Luigi Massoni, autore del letto tondo Lullaby, disegnato dopo che Massoni stava già collaborando con l’azienda recanatese dei fratelli Guzzini (vallata del Potenza) con cui negli anni a venire Poltrona Frau “farà squadra” partecipando insieme a grandi gare d’appalto internazionali, vincendone parecchie come per la Opera House di Oslo del 2007: tutte poltrone e faretti marchigiani. Dagli anni ‘80 in poi sono passati per Tolentino anche Lella e Massimo Vignelli da New York per vari progetti come la celebre Intervista rosso fuoco, quindi Renzo Piano con RP01, Pierluigi Cerri per la deliziosa e attualissima sedia Donald (quando è chiusa le finiture ricordano il profilo di un papero) e Hydra, la poltrona bianca più nota d’Italia perché adottata da Porta a Porta di Bruno Vespa, disegnata da Luca Scacchetti nel1992.

Gae Aulenti ha ristrutturato la casa di campagna di Moschini, mentre la parabola comune a tutti gli imprenditori marchigiani comincia a fare il suo corso: la quotazione in borsa, poi il delisting, la vendita al fondo Charme dei Montezemolo e poi  al gruppo americano Haworth nel 2014. Nel 2013 Michele De Lucchi realizza per Moschini il museo aziendale alle spalle dell’ingresso dell’azienda e subito dopo ristruttura il Politeama, edificio dedicato alle arti, utilissimo per una città colpita dai terremoti del 2016. Dopo la vendita Franco Moschini non si è ritirato, ma è rimasto presente olivettianamente nel territorio della sua comunità, promuovendo l’artigianato locale e i giovani attraverso l’associazione DesignTerrae che giusto d’anni fa ha recuperato Interno Marche su progetto di un giovane studio locale ORA studio: è un hotel-museo con ristorante dove le camere sono dedicate a un designer della storia Frau, nell’edificio che fu la prima sede della Nazareno Gabrielli del 1907, a chiudere così idealmente uno smagliante cerchio industriale. 

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