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L'Adriatico, mare della mutazione, visto da 38 autori

Giacomo Giossi

Sette regioni e ventuno città che raccontano infinite storie fino a costruire una trama dentro alla quale tutto si lega e si tiene. Un volume che dovrebbe essere una guida e che si rivela invece un oggetto d’arte

In un tempo di fluidità necessarie, ma più esibite, citate che comprese e accettate, in un’epoca che sembra riscoprire l’aggressività degli scontri feroci e una voglia fisica di violenza e sopraffazione a ogni costo pur di darsi sempre ragione e non darla mai all’altro sembra che l’unica via possibile sia quella dell’acqua. Quanto meno in questa estate bollente in città come in montagna, in spiaggia come negli uffici delle diplomazie internazionali, sempre che ancora esistano. Lontano da ogni facile esotismo, la rassicurazione parte da dietro casa da una linea verticale che porta da Venezia a Trani senza discontinuità alcuna. Un mare, l’Adriatico, fatto per rassicurare e per dare casa a chi fatica a riconoscersi in una differenza tanto ostentata quanto spesso ostile che caratterizza una miriade di confini e differenze che viste dall’acqua appaiono come il vezzo scorbutico, a tratti comico di popoli in perenne crisi d’identità.

Mar Adriatico (Artem) progettato e curato da Cristiana Colli, frutto di un concorso per la promozione turistica, immagina così percorsi totalmente inediti capaci di mostrare da vicino tutto quanto da lontano apparirebbe ovvio, mettendo a fuoco un territorio il cui mare appartiene a tutti in una forma di tranquillizzante e quasi perenne bassa marea che si traduce spesso nella possibilità di camminare ben oltre ogni aspettativa, oltre i confini dati, sciogliendo le differenze senza negarle, ma facendole proprie. Mare della mutazione, l’Adriatico è indagato attraverso undici temi, quasi classici, ma letti originalmente da trentotto tra autrici e autori. Sette regioni e ventuno città che raccontano infinite storie fino a costruire una trama dentro alla quale tutto si lega e si tiene. Un volume che dovrebbe essere una guida e che si rivela invece un oggetto d’arte, capace di contenere meraviglia e stupore restituendo al lettore occhi capaci d’indagare luoghi e province visti e rivisti sempre e solo sotto la medesima luce. Una mappa e un dizionario fusi insieme che danno corpo a una geografia in cui le parole divengono punti di approdo fatti di storie reali e mitiche, luoghi di battaglie e di attraversamenti di pirati di cui l’Adriatico fu luogo eletto di scorribande. Dall’Ernest Hemingway a caccia permanente della propria stessa morte nella laguna di Venezia all’abbandono vacanziero e poetico di Pier Paolo Pasolini e Giuseppe Zigaina su quell’Edipo Re che li portò a vagare in quella dispersione di luce che sta tra Venezia e Grado fino poi a scendere nelle Puglie in un dispiegarsi di immagini (bellissime le fotografie di Alessio Ballerini che costellano il volume) che in fondo non sono altro che fatte della medesima luce riflessa da un mare che tutto contiene e tutto comprende. 

L’Adriatico come una madre rassicurante e come un Dio onnisciente che rivela la nostra stessa natura di sfiniti giocatori d’azzardo incapaci di comprendere la forma di un destino che ci sorprende ogni volta. Un mare piccolo e al tempo stesso infinito che rappresenta appieno la nostra stessa bellezza e la nostra stessa limitatezza. 

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