
Foto di Chris Weiher su Unsplash
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L'isola (e lo stato) che non c'è, ma potrebbe esserci presto. Nuove micronazioni crescono
Torna la moda della secessione con i seasted: isolette galleggianti dove le leggi dell’antitrust non funzionano, dove si può fare quello che si vuole
Non certo un film riuscito “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” (il cinema italiano riesce spesso a ridicolizzare quel poco di epica che ci rimane, trasformando gli afflati omerici in scene da “Un posto al sole”), ma bellissima la storia di un riminese che si crea la sua repubblica esperantista nell’Adriatico, con tanto di valuta, francobolli e inno wagneriano. Se a un certo punto il governo te la distrugge vuol dire che era una bella idea. (No comment anche sul libro di Veltroni “L’isola e le rose”, “ispirato a una storia vera”).
Ma torna la moda della secessione – uno stato tutto per sé. Virginia Woolf sta alle femministe come Jules Verne ai miliardari tech. E in effetti dopo i super mega yacht, dopo i trattamenti per diventare immortali, dopo i viaggi nello spazio, dopo le bombastiche (copyright Dagospia) giornaliste ispaniche rifatte, dopo le feste dai marajà indiani dove si regalano Bugatti come fossero piantine di Sansevieria, cosa resta se non diventare re e liberarsi dalla macchina statale? E così nascono i seasted, isolette galleggianti dove le leggi dell’antitrust non funzionano, dove si può fare quello che si vuole come nei vecchi spot satirici della Casa delle Libertà de L’Ottavo nano. A breve troveremo Zuckerbergcity e Bezosopoli, come delle Leningrado con i segway. Città costruite fuori dalle acque territoriali, nei Caraibi – mica fuori Rimini – dove ci si dichiara indipendenti, ma senza tutto quel sentimento poetico da situazionisti, più un nuovo passo dell’anarco-capitalismo da Silicon Valley.
Il 58enne dei bitcoin Rüdiger Koch si è costruito una casa di 30 metri quadri, con tanto di cyclette, a 11 metri di profondità, collegata a un’altra abitazione sopra le onde dove viene monitorato da un esperto di sicurezza israeliana. “Trasferirci nell’oceano è una cosa che dovremmo fare. Qui sotto è molto più tranquillo, non è come la vita in città, quello che si sente sono le onde e il debole suono dei pesci”, ha detto alla stampa. Bello ma non ci vivrei. Ci ha passato 120 giorni, e oltre a un certificato del Guinness World Record, si fa per una battaglia ideologica libertaria. E infatti Koch è stato aiutato per i fondi dal figlio di Milton Friedman, Patri, che dirige il Seasted Institute. Un sogno anti leviatano per essere sempre più indipendenti dalle strade asfaltate, dal welfare-state, dalla polizia e dai tribunali. Sogno che Patri Friedman porta avanti, insieme a Peter Thiel (che poi ha abbandonato) e altri investitori crypto, cercando di convincere pian piano i tech bros a una secessione organizzata. Non volendo litigare con i ranger per i pezzi di terra, la soluzione è l’acqua. “Quasi metà della superficie del mondo non è rivendicata”, ha detto un altro dell’Institute, l’autoproclamatosi “seaevangelist” Joe Quirk, che vede un futuro di “nano- nazioni”. Qualche anno fa si parlava di Oceanix City, progetto per la “nuova frontiera dell’abitare umano”, slogan da palazzina tirata su in un mese a Porta Romana, in tempo per le olimpiadi. Ovviamente “sostenibile”. Fa venire in mente una puntata dei Simpson – di quando i Simpson facevano ancora ridere – in cui nel futuro Homer divorzia e spende tutti i suoi soldi per una casa subacquea e le platesse gli rubano le sdraio dal giardino.



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