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Terrazzo

La Danimarca in bianco e nero di Mulas

Giacomo Giossi

Nel 1961 Ugo Mulas e Giorgio Zampa ritraggono una Danimarca moderna e sorprendente. Un viaggio tra immagini e parole che svela sogni, design e quotidianità del nord

Il fascino per le regioni baltiche e la Scandinavia esplode nel dopoguerra e in particolare nelle località balneari della costa dove la mitologia della donna vichingamente bionda e libertina colora i sogni del maschio italiano. Un incontro – spesso più immaginato che reale – che da corpo alla mitologia del latin lover, la cui miglior rappresentazione è data ancora oggi dall’inossidabile Aldo Maccione in L’aventure c’est l’aventure con un indimenticabile maschilissimo passeggio figurato sulla battigia. E’ dunque quasi scontato che nel 1961 un luogo ameno come la Danimarca divenisse il centro di una curiosità diffusa in Italia. Gli italiani erano sedotti non solo dalla bellezza iconografica del biondo nordico, ma da una cultura e da una società che produceva un design e uno stile di vita innovativo. Pur con meno sole a disposizione la Danimarca si dimostrava leggera e dinamica, capace di una modernità in un modo che la cattolicissima Italia degli anni Sessanta faticava anche solo a immaginarsi. Nasce così dall’intuito luciferino di Livio Garzanti, allora anche direttore de L’Illustrazione italiana l’idea di un reportage che racconti vita e costumi danesi agli italiani. Gli inviati saranno il fotografo Ugo Mulas e il critico e studioso delle tradizioni popolari Giorgio Zampa, già coppia affiatata e sperimentata in vari reportages dalla Germania tra il 1959 e il 1960.

Quel lavoro esce ora nelle austere edizioni di Humboldt Books con il titolo di Danimarca 1961 e per la cura di Dario Borso. Il centro è rappresentato più che mai dalle fotografie di Mulas anche se il testo di Zampa non ha perso smalto con gli anni e resta un esempio di scrittura colta raffinata e godibile come è sempre più difficile ritrovare oggi. Nelle immagini di Mulas si rivela uno straordinario equilibrio dentro al quale vivono perfettamente affiancate scene di vita quotidiana e immagini più strettamente dedicate a oggetti design o a strutture architettoniche. Lo sguardo di Mulas come egli stesso dichiarava coglie il banale, però rivelandolo e dandogli una vita capace di comunicare il senso stesso di una comunità, che sia uno scatto che riprende un’aia di campagna o un modello elegantissimo di teiera. Mulas rivela l’essenza di una  modernità ancora oggi attualissima e inseguita. Danimarca 1961 è il ritratto di un fotografo già consapevole.

Ugo Mulas con una manciata di scatti offre già una complessità straordinaria e una cura per i protagonisti dei suoi scatti – che siano famosi architetti, semplici contadini o oggetti d’uso comune – che contraddistinguerà uno dei migliori interpreti della fotografia del Novecento. Il dialogo con Zampa vive di un contrappunto abilissimo e seducente, il carattere della Danimarca esce in controluce tra perplessità e fascinazioni mai omesse. Il volume di Humboldt ha infine l’intelligenza non così ovvia di contenere il reportage di Mulas con una confezione rarefatta che non limita e non costringe la bellezza delle immagini lasciandole invece in un campo aperto fatto di illusioni e desideri passati. Un’amabilissima dolcezza.

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