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Zuckerberg non compra sogni
Ma solide realtà a Washington, come la casa da 23 milioni. "Basterà a salvare Meta?", si chiedono i tabloid
Elon Musk ha fatto arrabbiare tutti a Capitol Hill, nessuno sopporta i suoi modi ketaminici, il suo outfit da bambinone e le caccole di uno dei suoi venti figli appiccicate alla scrivania che fu di Kennedy. Ma finché continua a donare milioni per le campagne elettorali, che lasci il portafogli ma torni a occuparsi di Tesla e spazio, dicono. Così il suo lavoro al Doge, pseudipartimento dal nome di un meme, viene presentato come quasi completato, come il “mission accomplished” di W. Bush sulla portaerei Lincoln. Lui forse se ne va, ma nel quadrato artificiale che è il District of Columbia, città-foro nata per essere capitale, da quando si è capito che i rapporti con Trump devono avvenire di persona, i big del tech fanno shopping immobiliare.
Musk si è sempre accampato sulla moquette degli uffici governativi, trattamento preferenziale. Solo del mondo tech hanno preso casa all’ombra dell’obelisco Jeff Bezos, Peter Thiel di Palantir, l’ex di Google Eric Schmidt e il membro della “mafia” PayPal David Sacks, nominato da Trump “zar” dell’intelligenza artificiale. E ora Mark Zuckerberg, wunderkind con una crisi di mezza età che include magliette oversize con scritte in latino e catenacci d’oro da rapper, che ha appena comprato la terza casa più costosa della storia di tutto il distretto. 23 milioni di dollari cash per 1.400 metri quadri. Tetti a punta, forme un po’ aldorossiane e stile un po’ da campus o da ospedale privato. Ponticelli di vetro che uniscono i tre edifici, piscina, basket, cinque camere da letto, muri di mattoni a vista e soprattutto, regola numero uno del real estate, ottima posizione. Dalla porta di Zuck a quella della Casa Bianca ci vogliono dieci minuti in macchina. Lì intorno residenze diplomatiche, altre villone e qualche ambasciata, non lontano c’è la mansion ufficiale del vicepresidente J.D. Vance, tutto circondato da grossi faggi, aceri e querce rosse, perfetti da instagrammare nella stagione del foliage.
Il tabloid populista New York Post ha chiamato la nuova casa di Zuck una costosa parte della sua campagna per “leccare i piedi” a Washington. “Sarà abbastanza per salvare Meta?”, si chiede il giornale di Murdoch. Perché Zuck, nonostante da tempo stia cercando di avvicinarsi al circolo magico del presidente, è comunque dovuto andare questo mese in un tribunale federale per difendersi dalle accuse di monopolio dei social media – secondo l’antitrust avrebbe distrutto la concorrenza aggiungendo al suo Facebook l’acquisto di Instagram e WhatsApp. Zuck sperava che Trump bloccasse tutto. La casa, un grande segnale di vicinanza, una dependance della corte Maga, non basta ancora. I trumpiani di ferro non dimenticano quando Zuck era un obamiano in felpetta grigia che faceva togliere i post troppo fascistoidi da Fb. Cosa dovrà comprare per mostrare la sua fedeltà? Un portavoce di Meta ha detto: “Mark e Priscilla hanno comprato casa a DC, e questo permetterà a Mark di passare più tempo lì mentre Meta continua la sua missione per le policy legate alla leadership tecnologica americana”. Un agente immobiliare della città, che come altre si sfrega le mani da quando hanno vinto i repubblicani, ha commentato al NYP dicendo: “vivere qui fa vedere a Trump che ci sei, che sei disponibile quando ti vuole vedere. Sei a sua disposizione, e questo per lui è importantissimo”. Make Versailles Great Again.