Pier Paolo Pasolini sulla spiaggia del Cinquale, giugno 1959 (foto Archivio Paolo Di Paolo) 

Terrazzo

In coupé con Pasolini

Michele Masneri

Torna in libreria "La lunga strada di sabbia", il reportage del 1959 del Poeta con le foto di Paolo Di Paolo

Immaginatevi un “Sorpasso”, però quattro anni prima, e invece che Gassman e Trintignant, ci sono in auto Pier Paolo Pasolini e Paolo Di Paolo, il grande poeta e il grande fotografo recentemente scomparso. I luoghi son in parte gli stessi, l’Aurelia ai tempi del boom, il paese che finalmente esce dal male di vivere della guerra e sogna la villeggiatura. L’auto su cui viaggiano è una MG e non una Lancia Aurelia B24, rossa e non argento. Coupé e non cabrio. L’incomunicabilità è però la stessa, anche se non si sa chi sia l’esuberante Gassman e chi il timido Trintignant.

 

Di sicuro Paolo Di Paolo, giovane fotoreporter appassionato di auto, di abiti eleganti e di arte, è più espansivo del Pasolini noto ma non ancora celebre che sta in silenzio tutto il tempo del viaggio. Si intitola “La lunga strada di sabbia” il reportage che appunto Di Paolo e Pasolini fecero nel 1959 per la rivista mensile “Il successo”, e che ora è diventato un super coffee table book con tante foto pazzesche, edito da teNeues. La storia è questa: Di Paolo va a proporre al giornale milanese un pezzo a puntate sui luoghi delle vacanze italiane, “Da Ventimiglia a Trieste”,  proponendo di occuparsi  sia delle foto che dei testi, come fa abitualmente. Il direttore si illumina: benissimo, ma tu pensa alle foto, i testi li scriverà un giovane molto promettente, anzi il futuro scrittore più importante d’Italia. Di Paolo è diffidente: Pasolini ha già pubblicato “Ragazzi di vita” e proprio quell’anno “Una vita violenta”. Ma non è ancora una star. E soprattuto non ha mai fatto un reportage giornalistico. Pasolini  è ancor più diffidente. Si tranquillizza quando scopre che Di Paolo è uno dei collaboratori top di Pannunzio al “Mondo”. “Hai un’auto? Dovete partire subito”, intima il direttore al giovane Di Paolo, orgoglioso possessore di una MG Arnolt carrozzata Bertone rossa, coupé, “una fuoriserie abbastanza rara, la vendetti e poi dopo anni di ricerche ne ho trovata una identica in Texas”, mi raccontò una volta di Paolo entusiasta per le peripezie dell’automobile giunta finalmente a Civitavecchia via mare. 

 

Ma all’epoca, dopo la partenza, il Poeta in auto non dice una parola. Hanno tutti e due sui trentacinque anni, partono per una grande avventura, ma difficile trovare argomenti in comune. Per fortuna ci son le macchine. PPP prende in giro ma forse invidia PDP per la sua MG. Le macchine sono del resto un miracoloso terreno comune nei momenti più impensati per rompere il ghiaccio (anche il vedovo di Isherwood Don Bachardy  mi raccontò che, timorosissimo di fare incontrare il marito celebre scrittore al papà molto omofobo e quasi suo coetaneo, ne venne fuori invece una grande amicizia basata su pistoni, cilindrate, carrozzerie). Insomma “Prendiamo l’Aurelia, e dopo poco la macchina si fermò per un problema di candele. ‘Ah, sei pure meccanico’, gli dice Pasolini”. 

 

Arrivano a Forte dei Marmi, al Cinquale, e lì altro appeasement perché il Poeta scopre che il fotografo conosce Rilke. Ma poi fanno una tragica cena in cui il fotografo si butta su una conversazione sui vini, sperando di centrare l’argomento, e il Poeta lo fredda subito: “Io non bevo”. Finalmente la cena finisce e PPP dice: “Immagino che lei adesso andrà a donne”, e quello dice che non sa, non crede, mentre il Poeta si butta su un gruppo di giovanotti. Di Paolo è terrorizzato perché oltre a non parlare il Poeta non prende mai un appunto. Telefona al direttore, che a quel punto, come nelle classi di indisciplinati, li separa. Il fotografo con la sua Mg, il poeta in Millecento. 

 

Ripartiranno ognuno per conto suo, sentendosi telefonicamente. Di Paolo è preoccupato, parole e foto non coincideranno. Ma da Milano rassicurano: i testi stanno arrivando e sono uno splendore. Le immagini pure, eccole qua, sono quelle di un’Italia in bianco e nero sgangherata e piena di speranza, e di sabbia.  Ed è del resto la fortuna e l’invenzione dello stile “Il Mondo”; foto che non c’entrano niente coi testi e proprio per questo li spiegano meglio.

 

Ecco dunque l’Italia balneare, giù a Viareggio con le vespette, a Fregene con Walter Chiari in speedo fino ad Amalfi, Sorrento, la Calabria, e poi dall’altra parte, il Salento non ancora delle masserie meloniane, le Puglie infinite, Wilma De Angelis in spiaggia a Riccione e poi su il delta del Po e Venezia. A Di Paolo i bambini saltano in macchina perché non han mai visto una Mg. Pasolini invece per il reportage si beccherà un’ennesima querela per la sua collezione, dal sindaco di Cutro, terra mai pacificata evidentemente, dove la allora giunta Dc-Msi non è per niente contenta del suo “report”:  “A un distendersi delle dune gialle, in una specie di altopiano, […] è il luogo che più m’impressiona di tutto il lungo viaggio. E’, veramente, il paese dei banditi, come si vede in certi westerns. Ecco le donne dei banditi, ecco i figli dei banditi. Si sente, non so da cosa, che siamo fuori dalla legge, o, se non dalla legge, dalla cultura del nostro mondo, a un altro livello”.  Diffamazine, polverone, polemiche. Finisce tutto con un non luogo a procedere, ma PPP andò comunque a incontrare la cittadinanza scortato dalla Fgci. Con Di Paolo, invece, rimangono (quasi) amici, tanto che poi PDP divenne quasi suo fotografo ufficiale, con le foto celebri sul monte Testaccio. Nel libro, curato dalla figlia Silvia, ci sono anche interventi di Giovanna Calvenzi e di Bruce Weber, autore del  film “The treasure of his youth”, che sarà proiettato il prossimo 17 ottobre al Maxxi di Roma in un pomeriggio tutto dedicato a Di Paolo.
 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).