Cité Radieuse, Le Corbusier (foto iJuliAn via Flickr) 

L'estate di Le Corbusier

Enrico Ratto

La Cité Radieuse compie settant’anni e Marsiglia si prepara alla festa. Quella che vive nell’Unité d’Habitation di Marsiglia non è mai stata una comunità come le altre

La Cité Radieuse di Le Corbusier compie settant’anni e Marsiglia si prepara alla festa. Sarà un’estate di eventi dedicati al moderno per celebrare il condominio inaugurato nell’ottobre del 1952. Da Ballard in giù, per tutti gli appassionati di condomini come esperimenti sociali, quella che vive nell’Unité d’Habitation di Marsiglia non è mai stata una comunità come le altre. Basta iscriversi al gruppo Facebook per scoprire quanto ci sia un continuo scambio di informazioni via wi-fi tra le unità abitative: dagli orari degli allenamenti sul tetto-giardino, ai consigli per riparare le ante di una cucina Charlotte Perriand, dalle ricette ai mazzi di chiavi ritrovati accanto agli ascensori colorati.

 

Julia Jamrozik e Coryn Kempster lo hanno raccontato molto bene nel loro libro “Growing up Modern”, in cui hanno intervistato una serie di ex bambini cresciuti nei luoghi iconici dell’architettura moderna. Protagonista della Cité Radieuse è Giséle Moreau, ha giocato tra questi corridoi – strade, le chiamava Le Corbusier – fin dal 1953, un anno dopo l’inaugurazione, e ricorda quando ci si sentisse liberi qui dentro. “La Cité Radieuse è un paradiso per i bambini” ha detto l’inquilina storica del condominio.

 

Sono molti i “primi proprietari” a vivere ancora oggi nell’edificio, spiegano Laura Serra e Maxime Forest, galleristi e collezionisti, che da Aix en Provence si sono trasferiti in uno degli appartamenti del condominio e che, al terzo piano, hanno aperto la Galerie Kolektiv Cité Radieuse (un omaggio a Marsiglia, uno all’Europa post-sovietica, beton-brut e moderno). Una delle mostre in programma quest’anno nella loro galleria sarà proprio dedicata al libro Growin up Modern / Enfances Modernes (inaugurazione 29 ottobre 2022), con focus sulla dimensione ludica di questi spazi studiati per permettere ai bambini di muoversi in sicurezza tra le luci dei corridoi, i diversi colori delle porte di ogni appartamento (per riconoscere il proprio), la scuola, l’area giochi, la piscina sul tetto dove si tocca sempre. In questo momento, fino a luglio si può visitare la mostra Heritage, in collaborazione con la Galerie Philia (New York, Ginevra e Singapore), che ha coinvolto otto designer internazionali per confrontarsi – con potere di critica, anche profonda – con le teorie di Le Corbusier sull’urbanistica, sulla casa, sul colore, sui principi decorativi.

  
Il 16 luglio, alla Cité Radieuse arriva anche l’illustratrice italiana Olimpia Zagnoli, con la sua prima mostra personale in Francia. Il titolo è una dedica a Charlotte Perriand, “Ici, nous ne brodons pas de coussins”, qui non ricamiamo cuscini, pare che Le Corbusier abbia accolto così la designer che finirà per progettare – la firma arriverà molti anni e molti curatori dopo – gran parte dei suoi mobili.

  
Gli spazi del nono piano, il tetto-giardino, sono di proprietà di Ora Ito, l’enfant prodige del design francese, che qualche anno fa ha acquistato il vano palestra per organizzarci manifestazioni con il suo MaMo (Marseille Modulor). Anche qui, il programma per i settant’anni prevede una serie di esposizioni, eventi e arte contemporanea. E tanta musica rap, eventi, ospiti e luci laser sparate nel cielo. Chissà se a quest’estate pazza avrebbe partecipato anche Le Corbusier, o se avrebbe preferito un cabanon isolato su una spiaggia del Mediterraneo.