Terrazzo

Mediterraneo infinito non finito

Michele Masneri

Il riuso, il progetto, l’ecologia. Il nuovo rettorato dell’Universita della Campania. Un libro

Si fa spesso dello spirito facile sul vario non finito mediterraneo (calabrese, siciliano, ecc.), e però, tra la fantasia di “rifare tutto”, e quella simmetrica di “buttare giù tutto”, il non finito rimane eterno, lì com’è. Tranne alcune eccezioni: come il nuovo rettorato dell’università della Campania “Luigi Vanvitelli”, che poteva diventare l’ennesima tonitruante colata di cemento, e invece è stata un’occasione abbastanza unica per fare un’architettura “di ricucitura”. Cherubino Gambardella col suo studio ha preso un vecchio hangar e l’ha creativamente “reimpacchettato”, aggiornandolo alle moderne tecnologie di risparmio energetico, termico, e di sicurezza sismica (anche questa è transizione verde); così ha trasformato l’edificio prima sordo e grigio in un avamposto di colori accesi.  La facciata omaggia il leggendario Politecnico di Napoli di Luigi Cosenza, integrandolo con colonne un po’ Aldo Rossi.

 

“Abbiamo recuperato tutto quello che c’era di buono del vecchio hangar, dalle fondazioni al tetto”, dice Gambardella. “L’edificio è stato rimodellato con un leggero decremento di volumetria e facciate completamente nuove. Una scelta sperimentale che ha consentito di risparmiare due milioni e mezzo di euro in demolizioni e smaltimento”. Mica male: l’idea è quella appunto di recuperare tutto il recuperabile, ridare nuova vita anche alle architetture meno riuscite, e soprattutto evitare la retorica. E, come spiega l'autore-architetto nel volume appena uscito Un’altra opportunità per l’architettura (Marsilio), “suturare scheletri incompiuti, ruderi abbandonati, verande abusive, bunker in cemento e telai dimenticati”;  e  “accomodare edifici con l’obiettivo di raggiungere una vera perizia artigiana. Quell’abilità che permetteva ai sarti napoletani di rivoltare un cappotto liso trasformandolo in una nuova opportunità per indossare qualcosa di sontuoso”. Non c’è che dire. L’università adesso ha un cappotto elegantissimo. 

 

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).